La storia del vetro di Murano e quella della Biennale di Venezia si intrecciano fin dai primi anni del Novecento. Attraverso ben 135 opere, una vasta retrospettiva a Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio, nel bacino di San Marco, ne ripercorre gli sviluppi.

Vetri policromi, astratti, figurativi, opachi, trasparenti o pulegosi: fin dai primi anni del secolo scorso, la sapienza artigiana dei maestri vetrai di Murano ha spesso trovato spazio alla Biennale di Venezia. Per celebrare questo storico incontro, Le Stanze del Vetro sull’Isola di San Giorgio Maggiore dedicano, fino al prossimo 24 novembre, un’ampia retrospettiva alla presenza del vetro muranese alla prestigiosa manifestazione veneziana. Prendendo in esame l’arco cronologico tra il 1912 e il 1930 – periodo nevralgico in cui questo materiale fa gradualmente breccia nel cuore della manifestazione –, la rassegna 1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, a cura di Marino Barovier, riunisce una selezione di ben 135 opere muranesi.IL VETRO DI MURANO ALLA BIENNALE DI VENEZIADopo un’introduzione storica arricchita dalle videoinstallazioni – frutto di un’accurata ricerca bibliografica e di un'approfondita indagine documentaria nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) della Biennale –, il percorso espositivo entra nel vivo con i meravigliosi pezzi policromi degli anni Dieci: dai vetri creati degli artisti in collaborazione con i maestri vetrai (come quelli dello scultore e ceramista norvegese Hans Stoltenberg Lerche), fino alle creazioni in ferro battuto di Umberto Bellotto (straordinario tentativo di proporre un nuovo linguaggio espressivo, con uno sguardo rivolto alle ricerche d’oltralpe).LE ARTI DECORATIVE ALLA BIENNALEPiù avanti nel percorso troviamo i manufatti provenienti dalla fornace di Giacomo Cappellin e Paolo Venini (raffinati soffiati monocromi di elegante modernità che guardano ai modelli rinascimentali), e il delicato vetro inciso da Guido Balsamo Stella di ispirazione classica. C'è poi il famoso vetro pulegoso, riconoscibile dal caratteristico aspetto semiopaco con fitte bollicine al suo interno, risultato di una reazione generata dall’incontro del vetro con il petrolio. Affascinanti anche gli animali e le piante in vetro che, insieme ai pulegosi, trovarono spazio alla Biennale del 1928. Ulteriori figure animali, giocose e colorate, tornano nell’edizione del 1930, presentate sempre da Guido Balsamo Stella. Si arriva infine alle porte del 1932, quando la Biennale si apre definitivamente alle arti decorative con l'inaugurazione di un padiglione all’interno dei giardini.[Immagine in apertura: 1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, installation view. Photo Enrico Fiorese]
PUBBLICITÀ