Incoraggiare a riflettere sui meccanismi di resilienza delle comunità così da recuperare una nuova forma di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo è l'obiettivo del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2021. In mostra a Venezia, dal 22 maggio 2021.
A dieci giorni di distanza dalla presentazione ufficiale della 17. Mostra Internazionale di Architettura, i riflettori sono finalmente puntati sul Padiglione Italia, i cui contenuti sono stati appena svelati dal Ministro della Cultura Dario Franceschini, dal Presidente de La Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, dal Direttore Generale Creatività Contemporanea, Onofrio Cutaia, e dal curatore, l’architetto, docente e ricercatore Alessandro Melis.
Comunità Resilienti, questo il titolo del progetto con cui l’Italia risponderà al tema How will we live together? – lanciato dal direttore di questa edizione della kermesse lagunare, l’architetto Hashim Sarkis –, sarà “una giungla abitata da strane creature, dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza“. Un progetto nel quale convergeranno ispirazioni cyber punk, sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina, contaminazioni con i linguaggi del gaming e del fumetto, evidenti già nel logo. Identificato dal colore fucsia, rappresenta l’ecologia come il risultato dell’ “alleanza fra artificio e natura“.
Prendendo le mosse dalla convinzione che la crisi climatica sia la più grande sfida dell’umanità e che il mondo dell’architettura abbia la responsabilità di offrire il proprio concreto contributo, il Padiglione mostrerà quali sono e come agiscono le “comunità resilienti” attive nel territorio nazionale, riunendo una pluralità di voci ed esperienze. Saranno quattordici i “macro-progetti tematici” esposti anche sotto forma di installazioni incluse lungo il percorso; ciascuno è stato affidato alla curatela di una “sotto-comunità”, formata da esperti, attivisti e studiosi. Si va da Laboratorio Peccioli, che affronta il caso-studio toscano dell’omonima località in provincia di Pisa, a Decolonizing the built envinonment, il cui focus è la parità di genere in ambito professionale e accademico.
Nell’allestimento sono stati ampiamente recuperati e utilizzati i materiali del padiglione Né altra Né questa: La sfida al Labirinto. “Le nostre comunità resilienti aspirano a sentire i rumori di fondo“, ha precisato il curatore Melis, indicando come la rotta seguita nel progetto sia “l’esplorazione delle marginalità, oltre i confini dell’architettura convenzionale”. Un obiettivo da raggiungere anche dando “rilievo all’aspetto esperienziale e immersivo, privilegiando forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyber punk, avvalendosi del contributo di indiscussi maestri del settore“, così da provare a intercettare anche il pubblico più giovane e avvicinarlo ai temi del progetto curatoriale.
Per il Ministro Franceschini, Comunità Resilienti intende “promuovere una riflessione sulla capacità di trasformazione e adattamento delle comunità italiane, ormai necessaria, per rispondere, localmente, alle sfide globali. Non possiamo sottrarci a questo imprescindibile compito, ma piuttosto condividere i passi avanti fatti dalla ricerca italiana in molti campi su questi temi di vitale importanza“.
[Immagine in apertura: Padiglione Italia come esempio di comunità resiliente. Assonometria che mostra, in modo associativo, i temi delle sezioni e le relazioni con le comunità partecipanti nazionali e internazionali. Courtesy Team curiatoriale – Heliopolis 21]