“Il Tattilismo creato da me è un’arte nettamente separata dalle arti plastiche. Non ha nulla a che fare, nulla da guadagnare e tutto da perdere con la pittura o la scultura”. Con queste parole Filippo Tommaso Marinetti introduceva nel 1921 le sue teorie sensoriali: un invito a riscoprire il dialogo con il proprio corpo.

È il 14 gennaio 1921 quando Filippo Tommaso Marinetti presenta al pubblico del Théâtre de l’Oeuvre di Parigi il manifesto del Tattilismo, un progetto strano, curioso, nato dalla volontà di ampliare la portata sensoriale dell’arte futurista. Tutt'intorno, d'altronde, l'Europa è in preda allo sconforto più totale, stremata dai postumi di una guerra devastante che ha cancellato ogni traccia di speranza nel domani.IL TATTILISMO DI MARINETTIÈ in questo clima di resa che gli animi ardenti dello scrittore e agitatore italiano sembrano placarsi, rivolgendo l'attenzione alla sfera sensoriale. Marinetti inizia i suoi studi sulla propriocezione – ovvero la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio –, appuntando una serie di riflessioni su come ritrovare il contatto con l'esterno attraverso il rinnovato dialogo con la propria persona. “Il significato è tutto nel toccare, ora, nel percepire attraverso la pelle che è stata offesa, negata, nascosta”, scrive l'autore.Il nuovo volume della casa editrice FVE – curato da Valentina Ferri – riporta alla luce quegli scritti largamente inediti, presentandoli per la prima volta in Tattilismo. Lo splendore geometrico e meccanico (nell'immagine in apertura, un dettaglio della copertina): un compendio di appena sessanta pagine su quella esperienza teorica e sensoriale. Uno sguardo inconsueto sul movimento futurista e sull'instancabile verve avanguardista del suo fondatore.
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