Mancano ormai pochi giorni all'arrivo nella sale cinematografiche del docu-film "Raffaello. Il giovane prodigio". A ripercorrere la vicenda dell'Urbinate è lo storico dell'arte Vincenzo Farinella, invitato a descrivere le imprese dell'artista nella pellicola diretta da Massimo Ferrari.

Sale l'attesa per l'arrivo nella sale cinematografiche italiane del docu-film Raffaello. Il giovane prodigio, nelle giornate del 21, 22 e 23 giugno.Prodotta da Sky e diretta da Massimo Ferrari, la pellicola si inserisce nel programma di Nexo Digital La Grande Arte al Cinema e ripercorre la storia del celeberrimo Urbinate, a poco più di 500 anni dalla scomparsa. Il docu-film cede la parola a esperti di fama internazionale, chiamati a descrivere le imprese del "divin pittore". Fra questi c'è Vincenzo Farinella, docente di storia dell'arte moderna e consulente scientifico durante la realizzazione della pellicola. Lo abbiamo intervistato per conoscere qualche dettaglio in più sulla carriera di Raffaello.INTERVISTA A VINCENZO FARINELLALa figura femminile, come esplicitato dal docu-film Raffaello. Il giovane prodigio, è un soggetto ricorrente nella produzione pittorica dell'artista. Quali sono i tre capolavori che, a suo parere, nella storia artistica di Raffaello, simboleggiano al meglio questo legame?Per me, i tre capolavori "femminili" potrebbero essere la Dama col liocorno della Galleria Borghese, la Velata di Palazzo Pitti e la Fornarina di Palazzo Barberini.Fin da giovane Raffaello dialogò con committenti di altissimo rango. Quale approccio ebbe l'artista al mecenatismo del suo tempo?Già i contemporanei, come Paolo Giovio (c. 1525), lodavano la capacità di Raffaello di avere rapporti armonici con i committenti più diversi, la sua "amabilità", il suo essere un perfetto artista cortigiano, al contrario dello scontroso e burbero Michelangelo.Il talento di Raffaello emerse fin dall'adolescenza, complice anche il supporto del padre, Giovanni Santi, a sua volta pittore. In quale maniera l'artista assorbì la lezione di maestri del calibro di Leonardo e Michelangelo? E come riuscì a farla propria pur sviluppando uno stile autonomo?Penso che il ruolo del padre, come esempio di artista-intellettuale, sia stato importante. Nei confronti di Leonardo, Raffaello ha sempre mostrato una vera e propria devozione per l'uomo e per la sua opera; con Michelangelo, invece, i rapporti sono stati burrascosi, pur senza mettere in crisi l'ammirazione dell'Urbinate per le opere del "nemico". Comunque, quello che sempre sorprende è la capacità di Raffaello di assimilare ogni influsso esterno senza traumi, senza scosse, con sovrana capacità di sintesi.
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