Principe perpetuo dell'Accademia Nazionale di San Luca, lo scultore di Possagno è al centro di una mostra ospitata nella sede capitolina dell'istituzione. Un percorso in otto sezioni ricostruisce la sua relazione con la prestigiosa realtà accademica, di cui fece parte fino alla scomparsa, avvenuta due secoli fa.

Ancora un appuntamento espositivo nel segno di Antonio Canova, in occasione dei duecento anni dalla scomparsa. Parallelamente a IO, CANOVA. Genio europeo, in corso al Museo Civico di Bassano del Grappa fino al 26 febbraio 2023, a Roma è l'Accademia Nazionale di San Luca a proporre un'occasione di analisi e scoperta di un grande maestro della scultura italiana.LA MOSTRA SU ANTONIO CANOVA A ROMA  Visitabile fino al 28 giugno 2023 nella sede di Palazzo Carpegna, CANOVA. L’ultimo Principe ricostruisce la fruttuosa relazione fra l'artista e la prestigiosa istituzione, in un percorso scandito da una successione di focus tematici. Approdato a Roma da Venezia nel 1779, è nel contesto capitolino che lo scultore riuscì ad affermarsi ottenendo importanti commissioni: risalgono ai suoi primi anni di attività in città opere come il Teseo vincente sul Minotauro, per l’ambasciatore veneto Girolamo Zulian, e alcuni monumenti sepolcrali pontifici, realizzati per la chiesa dei Santi Apostoli e per la basilica vaticana. A poco a poco il suo atelier in via delle Colonnette divenne molto più che un luogo di lavoro: a frequentarlo c'erano anche sovrani, principi, aristocratici, collezionisti, antiquari e intellettuali. Risale al 1800 l'elezione all’unanimità all’Accademia di San Luca: fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1822, Canova si impegnò con passione al suo interno, contribuendo ad avviarla verso nuovi orizzonti e occupandosi, fra gli altri ambiti, della riforma della didattica artistica e della tutela del patrimonio monumentale antico.ANTONIO CANOVA E L'ACCADEMIA DI SAN LUCA Un ruolo dunque attivo, che negli otto capitoli della mostra, curata dal team di lavoro capitanato da Claudio Strinati, viene messo in evidenza in un costante dialogo con la produzione canoviana e di autori coevi. Ad esempio, nella terza sezione, denominata Canova e Thorvaldsen, i gessi del maestro di Possagno conservati nella raccolta accademica vengono presentati insieme alle opere del più giovane collega danese Bertel Thorvaldsen, destinato a sua volta a un notevole successo nel panorama artistico romano. Fra gli altri temi presi in esame, l'esposizione ricorda anche i tre incarichi istituzionali assunti da Canova in seguito alle requisizioni napoleoniche: nel 1802 divenne Ispettore generale della antichità dello Stato Pontificio, Sovrintendente dei Musei del Vaticano e del Campidoglio. In questa vesta, come ricorda la sezione De’ Monumenti Antichi, si distinse per aver favorito il rientro in Italia delle opere prelevate dai francesi. [Immagine in apertura: Foto Bufo - Lo Giudice]
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