Dopo oltre quattro anni di lavori riapre finalmente il Museo del Costume di Palazzo Pitti a Firenze. Il percorso espositivo, completamente rinnovato, riunisce capi d’abbigliamento storici dal Settecento ai primi anni Duemila, con un nucleo centrale della collezione permanente e otto nuove sale.

Come annunciato poche settimane fa da Simone Verde, neo-direttore delle Gallerie degli Uffizi, a Firenze riapre finalmente il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. Dopo oltre quattro anni di chiusura, l’istituzione torna ad accogliere i visitatori in uno spazio completamente rinnovato e riallestito, con otto nuove sale e un nucleo centrale della collezione permanente con abiti e accessori databili dal Settecento ai primi anni Duemila.RIAPRE IL MUSEO DELLA MODA A PALAZZO PITTISe lo scorso dicembre era toccato agli spazi dedicati alla moda del Novecento, il rinnovo totale del museo giunge a conclusione con le sale dedicate a rarissimi e iconici abiti del Settecento e dell’Ottocento.Nel nuovo allestimento, una selezione di capi della collezione permanente – disposti in ordine cronologico – trova spazio al centro del percorso: si tratta di circa sessanta vestiti e accessori realizzati tra il XVIII al XXI secolo, a cui fanno da contrappunto alcuni dipinti coevi provenienti dalle Gallerie degli Uffizi, che spaziano dai ritrattisti del Settecento fino agli artisti più influenti dell’avanguardia italiana, tra cui Giulio Turcato, Corrado Cagli e Alberto Burri (i quali vengono messi in relazione con gli stilisti di punta della moda novecentesca).DUE SECOLI DI MODA AL PALAZZO PITTI DI FIRENZEImmergersi nel nuovo percorso espositivo del museo significa intraprendere un viaggio nel tempo e nella storia della moda: un tragitto che parte dai lussuosi abiti settecenteschi, come i tipici esempi di robe à la française, passando per i sensuali capi in stile Impero, con le elaborate decorazioni del periodo della Restaurazione. E poi ancora i rari abiti da sposa ottocenteschi, tra cui spicca il modello in seta dorata, adornato da un motivo di peonie e margherite, appartenuto alla giovane nobildonna Angiola Polese. Si arriva infine al secolo scorso e alla liberazione del corpo, che passa immancabilmente per le creazioni di Mariano Fortuny per Eleonora Duse e la veste a kimono di Donna Franca Florio di Jacques Doucet. L’obiettivo dell’allestimento, “fin dal principio”, spiega la curatrice Vanessa Gavioli, “era che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di oltre 15mila numeri d’inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile”.[Immagine in apertura: Museo della Moda, Palazzo Pitti - Firenze. Abito e cappotto in panno di lana con intarsi di Federico Forquet (1968) e tailleur in crespo di lana bianco e nero di Valentino (1966). Sulla parete l’opera Bianco e nero di Alberto Burri (1969). Crediti fotografici Leonardo Salvini]
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