In Italia è boom di richieste per gli archeologi
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Nel Paese che detiene la più alta concentrazione di beni archeologici a livello globale, finalmente la professione dell’archeologo registra un boom di richieste. Il dato emerge dall'ultimo censimento condotto dall’Associazione Nazionale Archeologi e sarà dettagliatamente presentato a Roma, dal 28 al 31 agosto, al meeting annuale degli archeologi europei.
In tutto il territorio italiano continuano a emergere dal sottosuolo reperti straordinari, grazie all'incessante, appassionato e scrupoloso lavoro di scavo e conservazione degli addetti del settore. Si pensi ad esempio ai recenti rinvenimenti a Pompei, dove soltanto nell’ultimo anno sono stati riportate alla luce testimonianze architettoniche, fondamentali per ottenere nuove informazioni sulle tecniche di costruzione romana, poi è stato scoperto un ricchissimo salone decorato ispirato alla guerra di Troia, e quindi la tomba di un tribuno militare, preziosa per ricostruire una pagina dell'occupazione della Spagna. Infine, soltanto due settimane fa, nell'area dello scavo della Regio IX sono riemersi i corpi di un uomo e una donna vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.. Anche il resto d’Italia non è da meno, come testimonia l’enorme quantità di tumuli rinvenuti nella necropoli di Torre Guaceto in Puglia (con un totale di ben 108 tombe).I DATI DEL CENSIMENTO DEGLI ARCHEOLOGI ITALIANINon stupiscono perciò i dati del III Censimento nazionale degli archeologi italiani pubblicati dall’Associazione Nazionale Archeologi in occasione del 30esimo meeting annuale della EAA – European Association of Archaeologists, ospitato dal 28 al 31 agosto dall’Università La Sapienza di Roma. A emergere è un boom di richieste per gli archeologi in Italia, anche grazie alla spinta del PNRR. Lo studio si è svolto su un campione di 1800 professionisti (un numero piuttosto rappresentativo, considerato il totale di 6000 archeologi in tutta Italia, il Paese con la più alta concentrazioni di beni archeologici nel mondo). I dati indicano un’occupazione in gran parte femminile (circa il 65,51%), per la maggioranza composta da giovani under 40 (63%). Schiacciante la percentuale di professionisti che lavorano nel privato (oltre il 75%, di cui il 57,34% a partita IVA). Solo il 17%, invece, lavora come dipendente: un indicatore importante della precarietà di questa professione, che nonostante la fase di forte crescita, continua a presentare delle criticità.BOOM DI RICHIESTE PER GLI ARCHEOLOGI (MA RESTA IL PRECARIATO)Sono tuttavia numerosi gli aspetti positivi. Si va dalla longevità professionale (nel 2006 oltre il 50% degli archeologi era in servizio da meno di 3 anni e solo il 5% poteva vantare oltre 16 anni di anzianità, mentre oggi il 20% degli intervistati dichiara oltre 20 anni di lavoro alle spalle e solo il 34% circa è sul mercato del lavoro da meno di 5 anni) all’aumento dei compensi (nel 2011 il fatturato lordo annuo era di circa 15-20mila euro, che oggi sale a circa 18-24mila euro, registrando picchi di compensi anche di oltre 4000 euro lordi mensili nella fascia tra i 40 e 50 anni). Come spiega Marcella Giorgio, neo presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi, il quadro generale che si delinea “ci permette di cogliere appieno la crescita della nostra professione, accelerata negli ultimi anni dagli sviluppi sull’archeologia preventiva”, ma "questo non significa, naturalmente, che le battaglie del passato siano tutte vinte e che il futuro sia roseo”.[Immagine in apertura: Crediti Associazione Nazionale Archeologi]