Anziani, donne, bambini, perfino un neonato: guidata dall'Università Statale di Milano, la missione archeologica congiunta italo-egiziana attiva ad Assuan, nel sud dell'Egitto, ha portato alla luce una tomba di epoca greco-romana con circa 30 mummie di persone appartenenti a più famiglie.

Mentre cresce l'attesa per l'apertura del GEM – Grand Egyptian Museum, che secondo quanto annunciato dal segretario generale del Consiglio supremo delle antichità in Egitto all'Expo di Dubai dovrebbe essere inaugurato nel 2022, a tenere alta l'attenzione sull'Egitto e sul suo incomparabile patrimonio storico sono i risultati di un'attività di ricerca e scavo condotta nel sud del Paese e coordinata da un ateneo italiano. Nell'area attorno al Mausoleo dell’Aga Khan, sulla sponda occidentale di Assuan, dal 2019 sta infatti operando l’Egyptian-Italian Mission at West Aswan (EIMAWA), la missione archeologica diretta da Patrizia Piacentini, Professore di Egittologia e Archeologia egiziana all’Università degli Studi di Milano, e da Abdelmoneim Said, Direttore Generale delle Antichità di Assuan e della Nubia (SCA), Contraddistinto dalla presenza di oltre 300 tombe databili dal VI secolo a.C. al IV secolo d.C., questo vasto sito ha restituito una grande e importante tomba di epoca greco-romana.LA SCOPERTA DA PARTE DELLA MISSIONE ITALO-EGIZIANA Rimasta sconosciuta fino al 2021, la tomba scavata dalla cordata di esperti e studiosi dei due Paesi è di particolare rilievo, non solo perché costituisce una testimonianza del periodo greco-romano di Assuan. La sua struttura la rende, almeno per ora, un unicum rispetto a quanto già riportato alla luce nella necropoli dell’Aga Khan. Al suo interno, oltre a una serie di interessanti materiali, sono state rinvenute circa trenta mummie, fra cui quella di un uomo di nome Nikostratos, come indica la placchetta incisa in greco sulla collana di rame trovata accanto al feretro. Denominata AGH032 e depredata nell'antichità, la tomba era nascosta da una struttura rettangolare sulla quale sono stati rilevati segni di un incendio. All'esterno, inoltre, erano presenti ossa di animali (principalmente di montone), frammenti di ceramica, tavole di offerte e lastre inscritte in geroglifici: oggetti che inducono gli esperti a ritenere che la struttura possa essere stata stata un luogo votivo.  I DETTAGLI DELLA TOMBA RIPORTATA ALLA LUCE DAGLI ARCHEOLOGI Per raggiungere gli ambienti destinati alla sepoltura era necessario scendere una scala; la chiusura della tomba era assicurata da un sistema di lastre e blocchi di pietra. Un grande vaso per offerte, non più integro, è stato rinvenuto davanti all’ingresso. Le mummie, alcune delle quali in uno stato di conservazione definito "eccezionale", erano collocate in quattro camere funerarie scavate in profondità nella roccia e visibili dalla sala centrale della tomba. Eterogenea è risultata la composizione del gruppo di persone sepolte: sono stati infatti identificati corpi mummificati di anziani, sui quali sono emerse tracce di artrosi, di donne, di bambini e perfino di un neonato. Proprio di fronte all'ingresso, in un sarcofago di terracotta giacevano la mummia di un bambino e un bellissimo cartonnage. La missione archeologica ha destinato specifica cura allo studio degli individui recuperati, sia in questa tomba che in quella nota come AGH026, dove nel 2019 erano stati riportati alla luce i resti di ulteriori 45 persone. Le analisi antropologiche e radiologiche condotte hanno permesso di acquisire informazioni in merito all’età, al sesso e alle condizioni generali di salute. Su questo specifico fronte, in particolare, le strumentazioni impiegate in loco hanno permesso di evidenziare malattie infettive, disturbi metabolici e all'apparato osseo. [Immagine in apertura: Testa dipinta del coperchio di un sarcofago in pietra rinvenuto durante una ricognizione nella necropoli dell’Aga Khan]
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