Conosciuto per la bellezza del suo territorio, il Salento è anche ricco di testimonianze archeologiche. Lo documentano le indagini di archeologia subacquea in corso nei suoi fondali, che in questi anni hanno permesso di identificare necropoli e relitti navali con preziosi carichi, evidenziando le trasformazioni paesaggistiche avvenute nei secoli lungo il tratto costiero ionico.

A poco più di anno di distanza dalla presentazione delle importanti scoperte avvenute nel sito archeologico iraniano di Shahr-i Sokhta, conosciuto anche con l'appellativo di "Pompei d'Oriente", in occasione del recente evento UnderwaterMuse - Immersive Underwater Museum experience for a wider inclusion l'Università del Salento ha fatto il punto sulle indagini in corso nei fondali del mare di Puglia. In collaborazione con la direzione locale Area Marina Protetta di Porto Cesareo, tre archeologi del Dipartimento di Beni culturali dell'ateneo salentino (Antonella Antonazzo, Luigi Coluccia e Michela Rugge, con la guida della professoressa Rita Auriemma) si stanno infatti dedicando allo studio del passato sommerso del Salento. L'area al centro della loro azione di ricerca è l'arcipelago di Porto Cesareo (Lecce), nel quale le testimonianze storiche sono presenti anche a pelo d'acqua.LE SCOPERTE DI ARCHEOLOGIA SUBACQUEA IN SALENTO Cosa ci raccontano del passato della Puglia, e per estensione dell'Italia, i frammenti e i relitti conservati nei secoli nel Mar Ionio, rinvenuti in anni recenti dagli archeologi? Fra i primi dati a emergere c'è quello relativo alla lunghissima occupazione del tratto costiero ionico pugliese, abitato fin da tempi remoti e battuto con continuità da traffici e trasporti via mare. A testimoniare la "vitalità" dell'area è una delle prime scoperte che hanno interessato questo territorio, ovvero quella relativa al sito archeologico di Scalo di Furno. Si tratta di un insediamento costiero occupato, quasi senza interruzioni, dal Bronzo medio iniziale (XVII-XVI secolo a.C.) alla Tarda età del Ferro (V-VI secolo a.C.). L'indagine archeologica subacquea ha permesso di evidenziare le profonde metamorfosi, anche a livello geografico, di quest'area: oggi sommersa, era infatti terraferma durante l’Età del Bronzo. Nella baia compresa tra le frequentate località marine di Torre Chianca e Torre Lapillo, su una piattaforma rocciosa a circa 700 metri dalla costa e 4 metri circa di profondità, sono state inoltre identificate concrezioni di frammenti di anfore nordafricane, provenienti dalla Tripolitania, nei secoli cementate fra loro.RELITTI, NECROPOLI E SCHELETRI RACCONTANO IL PASSATO DELLA PUGLIA La certezza che dal mare salentino continueranno a riaffiorare tracce del passato della Puglia, in grado di documentare le costanti evoluzioni territoriali cui è sottoposto ogni tratto costiero, incoraggia l'ateneo a proseguire l'attività nel prossimo futuro. Con la recente campagna del 2021, resa possibile anche grazie alle segnalazioni di Mino Buccolieri (consigliere del Consorzio di gestione dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo), è stato possibile riportare alla luce una porzione di necropoli, in uso fino alla tarda età imperiale, totalmente sommersa al centro dell’insenatura compresa tra Torre Chianca e la punta del Belvedere, a circa 2 metri di profondità. Identificati anche sarcofagi corrosi e frammentati, coperchi con acroteri angolari, tombe a cappuccina, stele funerarie e resti di scheletri. Significativa anche la presenza di relitti navali sui fondali di Porto Cesareo. Nei pressi di Torre Chianca, ad esempio, è stata rinvenuta una nave lapidaria romana dal prezioso carico: stava trasportando cinque colonne monumentali e un blocco di marmo cipollino proveniente dalle cave di Karystos, in Grecia. A fornire un punto di incontro fra passato e presente è la tecnologia: un'app in realtà virtuale, recentemente sviluppata dall’Università del Salento, l’Università di Venezia, l’MPA Porto Cesareo e il CETMA, permette di esplorare l’ultimo, incompiuto e affascinante, viaggio di questa imbarcazione. [Immagine in apertura:  Porto Cesareo - Bacino Grande: i resti del relitto bizantino (IX-X sec. d.C.) in fase di scavo (2014) - foto Università del Salento]
PUBBLICITÀ