È un'occasione straordinaria quella che da febbraio consentirà di osservare i capolavori pittorici dalla Cappella Brancacci, a Firenze, come mai prima d'ora: i ponteggi dell'imminente restauro saranno infatti accessibili al pubblico, che potrà ammirare gli affreschi di Masaccio e Masolino a distanza ravvicinata.


Appartengono a pieno titolo all'immaginario collettivo le strazianti figure di Adamo ed Eva ritratte da Masaccio nel celebre affresco quattrocentesco Cacciata dei progenitori dall'Eden, uno dei più capolavori artistici della Cappella Brancacci, nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine. Per la prima volta, chiunque lo vorrà potrà osservare questa e le altre scene che compongono uno dei cicli pittorici simbolo del Rinascimento a distanza ravvicinata. Il cantiere del restauro che sta per prendere il via sarà infatti accessibile al pubblico, così da permettere di vivere un'esperienza di fruizione artistica senza precedenti. Attualmente chiusa per completare l'allestimento del ponteggio, la Cappella situata Oltrarno riaprirà a febbraio: i visitatori potranno ammirare gli affreschi da una prospettiva inedita ogni venerdì, sabato, domenica e lunedì – in specifici orari ed esclusivamente su prenotazione. IL RESTAURO DELLA CAPPELLA BRANCACCI A FIRENZE Fra i primi ad accedere al cantiere in progress, il sindaco e assessore alla cultura di Firenze Nardella, che in una dichiarazione ha sottolineato come l'alternativa, rappresentata dalla chiusura della Cappella per l'intero periodo dell'intervento manutentivo, "ci pareva un danno davvero grande, soprattutto dopo il prolungato periodo di lockdown per i nostri musei a causa del Covid". Si sarebbe del resto trattato di uno stop della durata di dodici mesi, dato che la conclusione delle operazioni programmate è attesa per il mese di febbraio 2023. Le criticità emerse in seguito al monitoraggio effettuato nel novembre 2020 erano di diversa natura: in primis la Cappella, il cui ultimo restauro risale agli anni Ottanta, presentava alcuni problemi di natura conservativa. Inoltre, necessitava di azioni mirate per contrastare i fenomeni di deterioramento del ciclo pittorico eseguito da Masolino, Masaccio e Filippino Lippi, sul quale risultava indispensabile anche un generale controllo della stabilità. Questo scenario sarà approfondito, per poi divenire oggetto di intervento, durante l'imminente campagna diagnostica. A curarla la SABAP Firenze (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato) e il CNR, insieme all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che impiegheranno tecniche aggiornate e completamente non-distruttive. Dai risultati si otterranno le informazioni indispensabili per procedere con il restauro vero e proprio.LA COMPLESSA STORIA DELLA CAPPELLA BRANCACCI Gioiello dei musei civici fiorentini, la Cappella fu fondata dalla famiglia Brancacci, nel tardo Trecento. A promuovere la realizzazione degli affreschi con le storie di San Pietro fu il ricco mercante Felice Brancacci, nel 1423. Masolino e Masaccio operarono insieme al suo interno, senza tuttavia riuscire a portare a termine l'incarico: il primo partì per l’Ungheria; il secondo si trasferì a Roma. La storia del ciclo pittorico si intrecciò quindi con le vicende "politiche" fiorentine: nel 1436 Brancacci cadde in disgrazia per le sue simpatie antimedicee e i frati del convento fecero cancellare i ritratti dei personaggi legati alla sua famiglia dall'opera, intitolandola alla Madonna del Popolo. Si deve al successivo coinvolgimento di Filippino Lippi, nel biennio 1481-1483, il ripristino e il completamento delle scene non eseguite da due autori. Prima di arrivare ai giorni nostri, la Cappella ha conosciuto ulteriori fasi complesse: salvatasi dall’incendio che distrusse il resto della chiesa nel 1771, subì una fase di incuria che si protrasse nel corso Ottocento. Al 1904 risale la spolveratura degli affreschi, preludio del successivo recupero delle superfici pittoriche portato a termine negli anni Ottanta. [Immagine in apertura: Foto ufficio stampa Comune di Firenze]
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