La pandemia sta già manifestando il suo impatto nel settore della protezione del patrimonio culturale nelle aree di conflitto: alcuni cantieri pianificati sono stati rinviati, altri sospesi. Una situazione potenzialmente destabilizzante per il tessuto economico e sociale di paesi già fragile. La Fondazione ALIPH ha dunque scelto di istituire un fondo di soccorso straordinario.

Con sede in Svizzera, la ALIPH Foundation opera a sostegno del patrimonio culturale su scala globale, con particolare riguardo per i territori al centro di conflitti. La sua azione si dirama secondo tre direttrici di intervento: la protezione preventiva di siti e beni culturali, al fine di limitare i rischi di distruzione; l'adozione di misure per garantire la sicurezza del patrimonio in situazioni di emergenza, a partire dalle guerre; l'attivazione di operazioni in contesti di "post-conflitto" per consentire alle popolazioni locali di tornare a godere della propria eredità storica e artistica.Di fronte al mutare dello scenario per effetto della pandemia da COVID-19, la Fondazione ha scelto di scendere in campo e ha annunciato lo stanziamento di un fondo d'emergenza straordinario. Oltre alla chiusura di musei, biblioteche e teatri, l'emergenza sanitaria ha infatti comportato il blocco di importanti lavori di restauro e riattivazione in vari paesi del mondo, compresi quelli per i quali erano previste missioni sostenute da ALIPH.DAL MALI ALL'AFGHANISTANA Gao, in Mali, ad esempio, i partner della fondazione hanno dovuto mettere in stand-by il progetto, lanciato di recente, finalizzato al pieno recupero la tomba di Askia, un monumentale complesso funebre risalente al XV secolo. Sospese anche le operazioni per il ripristino dello stupa buddhista di Shewaki, in Afghanistan. Questi e altri siti analoghi rappresentano un'importante fonte di occupazione per vari operatori locali: dalle istituzioni e associazioni culturali che si occupano dell'accoglienza turistica fino ai tecnici coinvolti nella gestione e manutenzione.In quale modo quindi aiutare queste popolazioni a resistere alle conseguenze economiche della crisi in atto, potenzialmente destabilizzanti in contesti già fragili? Per Valéry Freland, ALIPH Executive Director, "lavorare sulla protezione del patrimonio culturale nelle aree di conflitto significa lavorare con e per le comunità locali. Dietro ogni monumento, ogni sito, ci sono uomini e donne che stanno sopportando il peso della pandemia. Questo fondo eccezionale mira ad aiutarli a superare questo periodo difficile e prepararsi al rilancio, quando quel momento arriverà." I meccanismi di sostegno adottati dovrebbero infatti soddisfare le esigenze urgenti, con la consapevolezza che il protrarsi della crisi sanitaria potrà portare a trasformazioni, profonde e durature, nel settore del patrimonio culturale in tutto il mondo.[Immagine in apertura: (c) ACHCO - The Stupa at Shewaki, Afghanistan. Launch of the project to rehabilitate the Stupa at Shewaki, Afghanistan March 15 2020. (c) Afghan Cultural Heritage Consulting Organization - ACHCO. Via  Aliph Foundation on Flickr]
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