Il produttore cinematografico e televisivo Pietro Valsecchi dona allo Stato l’appartamento di Roma in cui Pier Paolo Pasolini visse con la madre dal 1951 al 1954, e dove iniziò a lavorare al suo primo romanzo, “Ragazzi di vita”. L’abitazione diventerà una casa-museo e un hub culturale con residenze d’artista.

Poeta, scrittore, regista, ma soprattutto uno degli intellettuali più illustri del Novecento italiano, Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna nel 1922. Tuttavia visse diversi anni a Roma, sua città d’adozione, dove a partire dai primi anni Cinquanta diede vita ad alcuni dei suoi capolavori immortali, sia letterari che cinematografici. Oggi, l’appartamento in cui risiedette dal 1951 al 1954, è stato donato allo Stato dal produttore cinematografico e televisivo Pietro Valsecchi.LA CASA DI PIER PAOLO PASOLINI A ROMA DIVENTA DI PROPRIETÀ DELLO STATOSituata in via Giovanni Tagliere 3 a Roma, nel quartiere di Casal de' Pazzi e a pochi passi da Rebibbia, l’abitazione accolse Pasolini e sua madre negli anni in cui lo scrittore insegnava in una scuola privata a Ciampino, lavorando parallelamente al suo primo e più iconico romanzo, Ragazzi di vita. Dopo gli adeguati lavori di ristrutturazione, il Ministero della Cultura, attraverso la Direzione Generale Musei, restituirà questo spazio alla comunità, rendendolo una casa-museo aperta al pubblico con l'obiettivo di promuovere il lascito dell’intellettuale. In aggiunta, l’edificio sarà dedicato alla promozione della creatività mettendo a disposizione di giovani artisti emergenti degli spazi per residenze.UN HUB CULTURALE NELLA CASA APPARTENUTA A PIER PAOLO PASOLINIL’idea di una casa-museo volta a custodire il lavoro di Pier Paolo Pasolini sembra più necessaria che mai, soprattutto in virtù della portata della sua eredità artistica: “È doveroso celebrare la sua memoria”, sottolinea il ministro Gennaro Sangiuliano, “e con questo atto le istituzioni si preparano al meglio per creare, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte nel 2025, una casa-museo che diventi un centro di studi, un luogo aperto ai giovani che vogliano approfondire il suo pensiero”. L’iniziativa non si limita solo a ricordare il passato, ma si proietta anche nel futuro, presentandosi come “un esperimento interessante, che unirà la consueta attività di tipo museale, volta ad assicurare la pubblica fruizione, a una funzione più innovativa di hub culturale e luogo di sviluppo della creatività, soprattutto dei giovani”, conclude il direttore generale dei musei italiani, Massimo Osanna.[Immagine in apertura: crediti foto Emanuele Antonio Minerva ‐ Ministero della Cultura]
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