Riuso e consapevolezza ambientale sono i concetti chiave che hanno orientato la scelta di dare nuova vita ai materiali impiegati in uno dei padiglioni della Biennale di Architettura di Venezia del 2018. 

La crisi ambientale, l'emergenza climatica e la crescente consapevolezza sulla necessità di assicurare più cicli di vita alle risorse a nostra disposizione stanno imponendo un cambio di paradigma anche nel settore degli eventi temporanei. Rispetto al passato, infatti, cresce l'attenzione sul "destino" delle strutture impiegate per realizzare installazioni o "architetture effimere" che normalmente accompagnano gli eventi a trazione artistica o culturale. Di conseguenza, si preferisce adottare materiali a basso impatto ambientale e si incentivano le possibilità di riuso. Un esempio recente è la "rinascita" come ecomuseo di The Port and the Fall of Icarus, il padiglione che aveva debuttato alla Biennale di Architettura nel 2018, come parte del programma Work Body, Leisure curato da Marina Otero Verzier per la partecipazione dell'Olanda.  DA PADIGLIONE A ECOMUSEO A progettare la "seconda vita" della struttura, ovvero il suo riuso e la sua rifunzionalizzazione, sono stati gli architetti Roberta Bartolone e Giulio Mangano, fondatori dello studio Barman di base a Venezia. Al termine della Biennale, le componenti del padiglione sono state smontate, catalogate e stoccate, presso un sito di destinazione, secondo i dettami dell'upcycling. A differenza del recycling, questa pratica è finalizzata al reimpiego di elementi già utilizzati con l'obiettivo di raggiungere un risultato di qualità superiore rispetto al prodotto di partenza. Dal padiglione The Port and the Fall of Icarus ha dunque preso forma un ecomuseo all'aperto formato dal pannelli autoportanti di acciaio cortén; in accordo con il Comune di Corbola (RO) è ora utilizzato per la valorizzazione del tracciato archeologico della Via Popilia, la strategica arteria viaria, di fondazione romana, che connetteva Ariminum (Rimini) e Aquileia, passando per Ravenna.  UN ESEMPIO VIRTUOSO DI ARCHITETTURA DEL RIUSO Oltre ai progettisti, che hanno previsto il riuso di tutti i pannelli a disposizione e hanno elaborato un inedito schema planimetrico, sono molti i soggetti che hanno contribuito alla concretizzazione di questo percorso sperimentale, ma altamente significativo e potenzialmente replicabile. L'intervento, infatti, è stato promosso nell'ambito del programma MePart, a sua volta sviluppato dalla start-up Heritage Asset Management SBRL, spin-off dell’Università Iuav di Venezia. Perseguendo i medesimi principi ispiratori del Green Deal Europeo, questa iniziativa ricorre a una piattaforma in rete per riutilizzare allestimenti e strutture temporanee prodotti dai grandi eventi culturali (puntando, in particolare, su quelli che si svolgono nel centro storico di Venezia), cosi da reintrodurli, sotto forma di nuovi volumi architettonici, nello spazio pubblico del territorio veneto. Si tratta dunque di una dinamica capace di offrire un'alternativa concreta alla produzione di scarti e alla necessità di smaltire i rifiuti, al termine delle kermesse artistiche, che nello stesso tempo è in grado di generare diretti riflessi sul contesto e sulle comunità locali.  [Immagine in apertura: Foto Fabio Purgino]
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