Al via la terza edizione dei "PhMuseum Days" di Bologna, il festival che dal 22 settembre al 1° ottobre riflette sull’evoluzione del rapporto tra uomo e macchina attraverso il medium della fotografia.


I Don’t Know How To Respond To That è la risposta che gli assistenti virtuali danno quando non riescono a trovare una soluzione alle nostre richieste, ed è anche il titolo della terza edizione dei PhMuseum Days, la rassegna bolognese che dal 22 settembre al 1° ottobre indaga il rapporto tra uomo e macchina attraverso la lente fotografica. Scenario dell’evento sarà lo Spazio Bianco di DumBO a Bologna, padiglione post-industriale di 1600 metri quadrati che ospiterà due fine settimana di mostre, incontri, con uno spazio dedicato all'editoria fotografica e un'area relax all'aperto.GLI ARTISTI DEI PHMUSEUM DAYS A BOLOGNA Uno spazio all’aperto raccoglie i lavori dei quaranta artisti che hanno risposto all’open call del festival, mentre la conversazione con l’AI è protagonista di Another Online Pervert dell’americana Brea Souders, risultato di un dialogo con un chatbot combinato con le fotografie scattate da Souders.  In parallelo, West of Here di Leonardo Magrelli sfuma i confini della realtà con un reportage fotografico su Los Angeles che a un’osservazione più attenta si rivela essere la città del videogioco Grand Theft Auto V. Spazio alla riflessione eco-critica con Non Technological Devices della francese Chloé Milos Azzopardi, in cui l'artista immagina vite aumentate non più “virtuali”, bensì “organiche”; ma anche con Flyin’ High del duo The Cool Couple, opera che si rivolge all’impatto ambientale di Internet e dell'aviazione: una simulazione virtuale di un'ora di volo da Milano a Roma a bordo di un aereo digitale.I PHMUSEUM DAYS “ESONDANO” IN CITTÀ La kermesse si espande oltre i confini dello Spazio Bianco per riversarsi anche nei punti nevralgici di Bologna: le ormai iconiche bacheche di via dell’Abbadia curate da CHEAP ospiteranno il lavoro sul potere postcoloniale Appunti per un'Orestiade Africana - A Democracy in Fatigue della spagnola Gloria Oyarzabal; gli spazi di Gallleriapiù faranno da cornice alla serie di collage digitali Deposit dell’artista inglese britannica Felicity Hammond; e infine al Cassero LGBTI+ Center, Namsa Leuba porta Illusions, una reinterpretazione “queer” delle iconografie di Paul Gauguin. [Immagine in apertura: © Collective Show, Antonio Tongchar]
PUBBLICITÀ