A Reggio Emilia l'arte si racconta al telefono
ARTE
Nonostante le chiusure previste dall'ultimo DPCM per mitigare gli effetti della pandemia, musei e istituzioni non si perdono d'animo. Dall'11 novembre, la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia offrirà al pubblico l'opportunità di dialogare al telefono con i propri esperti, che racconteranno agli utenti storie e dettagli delle opere incluse nella mostra incentrata sulla staged photography.
Da sempre la creatività è uno degli strumenti più efficaci per rispondere alle sfide del presente, grazie allo spirito di inventiva e alla capacità di intepretare le istanze contemporanee che contraddistinguono il gesto artistico. Pure in uno scenario drammatico e mutevole come quello attuale, sono molte le soluzioni messe in campo da istituzioni e sedi culturali per far sentire la propria presenza, nonostante le chiusure di musei e spazi espositivi stabilite dall'ultimo DPCM per arginare gli effetti della pandemia.Anche la Fondazione Palazzo Magnani non si è data per vinta, chiudendo solo fisicamente le porte delle mostre in corso, ma lasciando aperta al pubblico la possibilità di entrare in contatto, seppur a distanza di sicurezza, con i contenuti delle rassegne fotografiche allestite negli ambienti di Palazzo Magnani e Palazzo da Mosto.UNA TELEFONATA ALL'INSEGNA DELL'ARTEOltre a una serie di talk, visite virtuali e interviste che a breve saranno messi a disposizione degli utenti digitali, il polo culturale emiliano ha ideato una ulteriore, e originale, modalità di dialogo con i propri visitatori. Dall'11 novembre al 23 dicembre, infatti, il progetto Opere al telefono consentirà al pubblico di interagire telefonicamente con uno degli esperti della Fondazione, ponendogli domande sugli scatti inclusi nella mostra True Fictions, Fotografia visionaria dagli anni ‘70 ad oggi. La procedura è semplice: basta scegliere una delle immagini dal catalogo consultabile sul Favole al telefono di Gianni Rodari.[Immagine in apertura: Foto di Alexas_Fotos da Pixabay]