Fino al 16 maggio prossimo, il Mattatoio di Testaccio ospita la mostra "Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma", che ricostruisce gli esiti delle cinque residenze d'artista di cui sono stati protagonisti nel 2019 Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti.

Il 2019 è stato l'anno in cui i cinque artisti Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti hanno vissuto in prima persona un'esperienza che, probabilmente, li legherà a lungo alla città di Roma. Attivi nell'ambito della produzione fotografica e artistica internazionale, sono loro gli autori con cui nella Capitale si è scelto di ripristinare il progetto di residenze originariamente avviato nel 2003, in occasione di Fotografia Festival Internazionale di Roma. Quel programma, che edizione dopo edizione ha arricchito l'Archivio Fotografico del Museo di Roma grazie ai lavori di grandi protagonisti della fotografia contemporanea, ha acquisito nuova vitalità. Gli autori selezionati hanno lavorato in città, a eccezione di Kollar che ha scelto di viaggiare a piedi, , dal Danubio a Roma, per sviluppare un progetto concepito nella forma di "percorso di avvicinamento".A illustrare gli esiti delle residenze è oggi la mostra Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la Collezione Roma, curata da Francesco Zizola e ospitata fino al 16 maggio al Padiglione 9A del Mattatoio, nel quartiere Testaccio. Il percorso espositivo raccoglie oltre 130 scatti (e un video, realizzato da Sarah Moon), che "raccontano la nostra Capitale con gli occhi di chi non la abita, ma di chi ha imparato a conoscerla arrivando da fuori, da lontano", come ha messo in evidenza nel catalogo Luca Bergamo, ex Vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale. "Vedendo le loro storie comprendiamo meglio noi stessi, e allo stesso tempo riconosciamo gli altri. Guardare non è un atto superficiale né di contemplazione, ma è un’azione", ha aggiunto.I FOTOGRAFI IN RESIDENZA A ROMACome intuibile, pur analizzando il medesimo contesto, tutti gli artisti hanno risposto all'invito a misurarsi con la Capitale, con le sue stratificazioni, urgenze e peculiarità, con modalità distinte, documentate anche nell'itinerario della mostra. Nelle opere di Tommaso Protti, che costituiscono l'incipit della rassegna, il ruvido presente delle periferie capitoline è posto in relazione con la città storica. Si prosegue con i lavori di Martin Kollar, che ha voluto documentare il suo viaggio a piedi verso la Città Eterna, lungo 1255 chilometri, nel "diario di bordo" dal titolo Tutte le strade portano a Roma, the Long Stroll.Il successivo progetto, rigorosamente in bianco e nero, porta la firma di Alex Majoli, che ha interpretato le strade e le piazze di Roma nella forma di un set cinematografico, immaginando 28 diversi palcoscenici. Ha affrontato, per sua stessa ammissione, "l’organismo vivente della città di Roma" il fotografo britannico Nadav Kander, autore di una serie di grandi stampe. Il registro muta ancora dinanzi alle fotografie in bianco e nero di Sarah Moon, che chiudono la mostra rivelando, attraverso l'immediatezza della pellicola Polaroid, le contraddizioni e le cicatrici della Roma contemporanea.[Immagine in apertura: Alex Majoli, Untitled, progetto Fiore de Sabbia © Alex Majoli / Collezione Roma ]
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