L'esempio di Falcone e Borsellino in un nuovo fumetto
LETTERATURA
Sono passati trent'anni dalla sentenza finale del "maxiprocesso", lo storico processo penale che ebbe luogo a Palermo per crimini di mafia tra il 1986 e il 1992. Un nuovo libro a fumetti ripercorre le vicende dei due protagonisti della lotta alle cosche: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Due vite distinte, ma intrecciate da un
comune destino. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino rappresentano la
faccia buona di un'Italia che non si arrende alle ingiustizie. Le
ragioni di questa verità sono tutte nella coraggiosa lotta
intrapresa dai due magistrati contro il “mostro” più cattivo
della nostra nazione: la mafia. Un nuovo fumetto racconta il coraggio
e l'esempio di queste due figure: due amici che hanno combattuto a
lungo la criminalità, pagando con la vita il prezzo di questa
battaglia.
IL FUMETTO SU FALCONE E BORSELLINO
Portato sugli scaffali da BeccoGiallo,
il libro – dal titolo Falcone e Borsellino (nell'immagine in
apertura un dettaglio della copertina) – mette in scena, ricorrendo
al disegno, le vicende legate all'attività di queste due figure
straordinarie. Scritto e disegnato da Giacomo Bendotti, la prima
parte del graphic novel si concentra sull'operato di Giovanni
Falcone, il rappresentante di punta del pool antimafia che
negli anni Ottanta ha rivoluzionato il modo di condurre le indagini
sulla criminalità organizzata. Al suo impegno si devono la
collaborazione del boss Tommaso Buscetta e lo storico “maxiprocesso”
a Cosa Nostra, concluso con più di trecento condanne e considerato
ancora oggi uno spartiacque nella lotta alle cosche.
Dopo aver subito minacce e
delegittimazioni pubbliche, Giovanni Falcone è stato assassinato il
23 maggio 1992 assieme alla moglie e agli agenti della scorta nella
cosiddetta “strage di Capaci”, lasciando al collega e amico Paolo
Borsellino l'incarico di portare a termine la sua missione.
L'AGENDA DI PAOLO BORSELLINO
E proprio a Borsellino è dedicato il
secondo capitolo del libro, che trova il suo culmine narrativo
nell'attentato del 19 luglio 1992, quando il magistrato muore nella
strage di via D'Amelio assieme agli agenti della scorta. L'agenda
rossa sulla quale appuntava ogni dettaglio scoperto dopo la morte di
Falcone – tra cui probabilmente le rivelazioni del pentito Gaspare
Mutolo sulle infiltrazioni mafiose negli apparati dello Stato –
sparisce dal luogo del delitto, senza tornare mai più alla luce.
Cosa c'era scritto sul taccuino? Perché qualcuno ha voluto
cancellarne ogni traccia? Le prefazioni di Maria Falcone e Rita
Borsellino aiutano il lettore a immaginare le risposte a queste
domande.