Esce in libreria, pubblicato da Mimesis Edizioni, il volume firmato dal fotografo catalano Joan Fontcuberta. Tra il mockumentary e la narrazione fantastica, il libro presenta all'osservatore un campionario di animali surreali e insoliti, scoperti apparentemente negli anni Trenta dallo zoologo tedesco Peter Ameisenhaufen. Spetta al lettore scegliere se si tratta di realtà o finzione...


Joan Fontcuberta, teorico dell'immagine e fautore della postfotografia, è uno dei più affermati autori del panorama contemporaneo. I suoi scatti, sempre in bilico tra verità e illusione, indagano e sfumano i confini della rappresentazione, instillando un irreprimibile dubbio nell’osservatore.  Nel 1980, insieme al collega Pere Formiguera, il fotografo ritrova nei meandri di uno scantinato polveroso gli archivi dello zoologo tedesco Peter Ameisenhaufen: a questa straordinaria scoperta è dedicato il libro Fauna, edito da Mimesis Edizioni (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina). GLI ANIMALI FANTASTICI DI JOAN FONTCUBERTA Il volume, realizzato a quattro mani da Fontcuberta e Formiguera, svela la bizzarra storia che si cela dietro al ritrovamento: una spedizione avvenuta negli anni Trenta, che porta alla luce un campionario di animali fantastici e inconsueti.  Insieme alle immagini (catturate sia in laboratorio che nell'habitat naturale), a completamento del surreale bestiario troviamo anche una serie di descrizioni dettagliate, e persino delle radiografie. A metà tra il mockumentary e la narrazione fantastica, il reportage presenta queste eccezionali fonti al lettore, accendendo i riflettori su uno degli studi più controversi della storia della zoologia. Ma dove finisce la realtà? E quando inizia la finzione? JOAN FONTCUBERTA IN MOSTRA A VENEZIAProprio in questi giorni, l'artista è protagonista di una mostra a Venezia: dal 24 gennaio al 10 marzo la rassegna Joan Fontcuberta. Cultura di polvere dà il via alla stagione espositiva del Museo Fortuny. Il progetto è il risultato del programma ICCD Artisti in residenza, a cura di Francesca Fabiani, in cui Fontcuberta ha sperimentato con alcune lastre fotografiche deteriorate provenienti dal Fondo Chigi.Isolando e prelevando elementi preesistenti con un processo creativo di stampo surrealista, l’artista ha così dato vita a immagini quasi reali, paesaggi poco plausibili eppure non manipolati, che prendono forma in 12 “light box”. “Questo lavoro analizza l’agonia materiale della fotografia. La fotografia è un dispositivo di memoria legato alla materia. Il suo deterioramento materiale genera una fotografia paradossalmente 'amnesica', senza più memoria”, ha spiegato lo stesso Fontcuberta.
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