Jerry Lewis, l'uomo dietro il clown

Sin dagli inizi della sua folgorante carriera, Jerry Lewis scatenava le risate del pubblico mettendo in scena gag mute, pantomime e commedia slapstick e basando il suo umorismo sull'uso del corpo, come gli inarrivabili Charlie Chaplin, Buster Keaton e Stan Laurel. Eppure Lewis è stato molto di più di un semplice clown. Si è perfezionato anche come regista, dando forma a pellicole di successo, che lo videro anche protagonista, come Ragazzo tuttofare, L'idolo delle donne, Il mattatore di Hollywood e Le folli notti del dottor Jerryll. Così facendo, Lewis ha superato ogni aspettativa per un attore comico ed è emerso come un punto di riferimento nella scena di Hollywood. Ha superato confini invisibili con le sue innovazioni tecniche, la sua voce unica e la sua visione appassionata, riuscendo anche a guadagnarsi rispetto e applausi oltreoceano. Tuttavia l'élite culturale e i critici americani tendevano a ripudiare la sua arte. Mentre i critici vedevano Lewis come nulla più di un clown, altri, come i francesi, riconoscevano in lui il genio dell'autore. Ma perché gli europei amavano così tanto Jerry Lewis? Quale inesplicabile avversione avevano invece gli americani nei suoi confronti? Nel documentario Jerry Lewis – L'uomo dietro il clown, in onda su Sky Arte sabato 20 agosto, a cinque anni dalla sua scomparsa, è lo stesso Lewis a ripercorrere con spontanea sincerità la sua incredibile vita e l'interminabile carriera professionale, dalla leggendaria partnership con Dean Martin alla sua irresistibile ascesa, fino a raggiungere una fama planetaria. Grazie a materiali di repertorio, immagini fotografiche, che illustrano i passaggi più rilevanti nella vita di Lewis, e sequenze tratte dai film più emblematici, il regista Gregory Monro invita il pubblico a una riscoperta di Jerry Lewis, ricorrendo anche alle interviste originali realizzate con attori, registi e critici cinematografici, come Sean Hayes, Tony Lewis, Jonathan Rosenbaum e Martin Scorsese.