A 70 anni di distanza dalla mitica impresa che portò per la prima volta due italiani sulla cima della seconda vetta più alta al mondo, il Museo della Montagna di Torino ricorda quell’evento straordinario dedicandogli una nuova sezione con la più grande raccolta di testimonianze sul tema.

Nel tardo pomeriggio del 31 luglio 1954 Achille Compagnoni e Lino Lacedelli giunsero in cima al K2: prima di allora nessuno era mai riuscito a spingersi sulla vetta della seconda montagna più alta del mondo. Per celebrare nel migliore dei modi un’impresa passata alla storia dell’alpinismo, il Museo della Montagna di Torino ha deciso di dedicare un’intera sezione espositiva della propria sede a quell’impresa storica, ripercorrendo le varie tappe della spedizione attraverso documenti e cimeli che ne testimoniano le incredibili difficoltà operative e la grandezza del trionfo finale.LA MISSIONE PER LA CONQUISTA DEL K2Situato al confine fra Cina e Pakistan, il Karakorum 2, noto con l’abbreviazione di K2, è la seconda cima più alta al mondo dopo l’Everest. Per via della sua configurazione orografica e del livello di difficolta tecnica delle sue pareti, è considerata la vetta più impegnativa da scalare fra i cosiddetti "ottomila": l’estrema ripidezza dei suoi versanti ha purtroppo mietuto numerose vittime nel corso degli anni. Tutti questi fattori non fanno altro che accrescere l’epicità dell’impresa compiuta settant’anni fa dalla spedizione italiana: guidata da Ardito Desio e composta da più di 13 alpinisti e ricercatori, oltre a un gran numero di guide e personale di supporto, la missione italiana dovette affrontare innumerevoli prove, tra cui un pericolosissimo bivacco a oltre 8mila metri.IN MOSTRA UN PEZZO DI STORIA DELL’ALPINISMOLa nuova sezione del museo torinese si propone di ricordare un evento ancora oggi considerato irripetibile attraverso un gran numero di reperti, attrezzature, fotografie e documenti che, oltre a restituire con esattezza la portata storica della missione italiana, permettono di comprendere l’incredibile difficoltà della sfida, specie considerando le tecnologie a disposizione degli alpinisti nel 1954. Grande attenzione è inoltre riposta nelle testimonianze del grande clamore che l’impresa suscitò all’epoca: il raggiungimento della vetta del K2 da parte di Compagnoni e Lacedelli rappresentò infatti un momento storico per l’alpinismo mondiale, e venne celebrato in tutta Italia come un simbolo di rinascita per un Paese che voleva lasciarsi alle spalle il periodo buio della Seconda Guerra Mondiale.[Immagine in apertura: Ugo Angelino e Guido Pagani in salita (6.390 m), fra il campo III e il campo IV, 1954. Foto Mario Fantin. Stampa originale gelatina bromuro d’argento, 18 x 24 cm. Fondo Mario Fantin, Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna - CAI Torino]
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