Palazzo Tarasconi a Parma prosegue il filone pop inaugurato con la mostra su Roy Lichtenstein con una grande mostra dedicata al “padre” del graffitismo americano e fervente attivista per i diritti civili: da settembre prende infatti il via l'attesa retrospettiva sulla produzione di Keith Haring.


È la fine degli anni Settanta: New York è un posto magico, dove tutto è (ancora) possibile. Keith Haring è un ragazzo della Pennsylvania appena arrivato in città per rincorrere i suoi sogni; frequenta la School of Visual Arts. Conosce Kenny Scharf, Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, e con loro la scena artistica underground locale. Scopre i graffiti, la street art, la musica della controcultura, e da lì prende ispirazione per i suoi dipinti e i suoi manifesti satirici. Una storia che sta per essere raccontata in Italia dal progetto itinerante Keith Haring. Radiant Vision, che dopo le tappe statunitensi, approda a Parma, nella cornice di Palazzo Tarasconi: dal prossimo 17 settembre fino al 4 febbraio 2024 saranno esposte oltre 100 opere tra litografie, serigrafie, disegni su carta, poster.LA MOSTRA DI KEITH HARING A PALAZZO TARASCONI Con il suo stile inconfondibile, Keith Haring è considerato uno degli artisti più rappresentativi della scena statunitense degli anni Ottanta: le sue immagini iconiche, i suoi Radiant babies, sono tuttora familiari al vasto pubblico in tutto il mondo. Articolata secondo nove sezioni, la retrospettiva in apertura a Parma ripercorre la carriera dell’artista fin dagli albori alla School of Visual Arts, indagando anche il suo impegno per la giustizia sociale. Un aspetto questo testimoniato da opere del calibro di Untitled (Apartheid): un dipinto, in due pannelli, che rappresenta una grande figura che lotta per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco. LA NEW YORK DI KEITH HARING E LE LOTTE PER I DIRITTI CIVILI Gli anni Ottanta furono caratterizzati dai movimenti a favore dei diritti civili degli afroamericani, delle donne e degli omosessuali. Ma in quel decennio alcune tra le menti più brillanti del panorama artistico e creativo vennero stroncate dall’AIDS. In mostra la presenza di opere come la gigantesca stampa Medusa Head (1986) – la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo – attesta proprio l’angoscia di Haring nei confronti del male che stava mettendo in ginocchio la comunità queer. Due anni dopo sarebbe stato diagnosticato allo stesso artista, provocandone la tragica morte nel 1990. Con le sue opere d’arte pubblica, i suoi simboli emblematici, i poster e le campagne pubblicitarie, Haring resta un punto di riferimento anche per il suo attivismo a sostegno di numerose cause pubbliche.[Immagine in apertura: mostra Keith Haring. Radiant Vision]
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