Negli anni Sessanta il Louvre aprì le sue sale a undici giganti dell'arte di quel tempo. L'obiettivo? Invitare questi maestri del Novecento a riflettere sul ruolo dell'istituzione museale, e non di meno sul ruolo delle immagini tra passato e presente. Un nuovo libro racconta il senso profondo di quelle straordinarie “passeggiate”.

“È indispensabile dare fuoco al Louvre per affermarsi tra i maestri del proprio tempo?”. È questa la provocatoria domanda che negli anni Sessanta il critico d'arte Pierre Schneider rivolse a undici tra i più celebri e riconosciuti artisti di quel periodo – fra questi Alberto Giacometti, Joan Miró, Marc Chagall, Saul Steinberg e Pierre Soulages. Invitati singolarmente a passeggiare insieme allo scrittore tra le sale del museo parigino, gli undici maestri furono sollecitati a raccontare le loro impressioni sull'istituzione, sul ruolo delle immagini nella società del loro tempo, e più in generale sul dialogo con il passato. Quelle storiche chiacchierate sono oggi raccolte all'interno di un nuovo saggio, dal titolo Louvre, mon amour: una riflessione, e in fondo un grande omaggio, a questo luogo magico della cultura mondiale. IL LIBRO “LOUVRE, MON AMOUR” “Mi sembra che al Louvre ci sia tutto; che si possa amare e comprendere tutto, per mezzo del Louvre”, disse una volta Paul Cézanne. Il libro in questione, edito da Johan & Levi (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina), amplia l'indagine sul ruolo della celebre istituzione nel contesto francese e oltre, domandandosi quanto sia ancora forte il richiamo di questo luogo iconico sull'artista contemporaneo. Delle interessanti interviste rivolte a questi giganti dell'arte del Novecento – oltre agli artisti citati sopra nel libro figurano Sam Francis, Barnett Newman, Jean-Paul Riopelle, Bram Van Velde, Maria Helena Vieira da Silva e Zao Wou-ki – Schneider registra ogni commento, ogni gesto, perfino i silenzi e gli umori altalenanti dei suoi interlocutori, dei quali tratteggia in poche battute l’itinerario del pensiero. IL MUSEO PIÙ FAMOSO DEL MONDO C'è chi, come Chagall, si commuove di fronte a un'opera di un suo predecessore (“è un grande poeta” dice il pittore parlando di Courbet) e chi si indigna per l'arte “troppo leccata” di un maestro del passato; profondi anche i commenti di Giacometti sui ritratti di Tintoretto e le parole di ammirazione che Miró rivolge ai mosaici africani. Un compendio trascinante, per osservare e conoscere il "museo dei musei" da prospettive insolite e ricche di spunti.
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