Tutto il fascino dell'architettura brutalista italiana
LETTERATURA
Il nuovo libro della casa editrice polacca Zupagrafika accende i riflettori sugli edifici brutalisti più iconici d'Italia. Un omaggio ad alcune delle architetture più affascinanti e controverse della nostra tradizione recente.
Alla fine del 1955 la rivista The
Architectural Review pubblica un articolo del critico Reyner
Banham dal titolo The New Brutalism. Il temine ha una doppia
valenza: da una parte prende infatti spunto dall'Art Brut (l'arte
spontanea e “non intellettuale” di Jean Dubuffet), dall'altra fa
riferimento al “beton brut”, il cemento armato lasciato a vista
nella costruzione di questi colossali edifici.
Brutalismo, insomma, indica un tipo di
architettura che cessa di riferirsi ai canoni estetici armonici della
tradizione, per abbracciare piuttosto un’estetica volutamente rude
(brutale, appunto) e che trova nella funzionalità – più che nel
piacere estetico – la sua missione. Il nuovo volume edito dalla piccola
casa editrice polacca Zupagrafika si sofferma su questa controversa
corrente architettonica, accendendo in particolare i riflettori sulle
opere brutaliste sparse sul territorio italiano.
IL LIBRO “BRUTALIA” DI ZUPAGRAFIKA
Messo a segno da David Navarro e
Martyna Sobecka, i due autori dietro la casa editrice con sede a
Poznań, il libro si intitola Brutalia – una singolare e quanto mai
efficace fusione tra "Brutalismo" e "Italia".
Anticipato da un testo
critico dell’architetto e curatore italiano Alessandro Benetti, il
volume prende in esame cinque edifici iconichi dello Stivale che
racchiudono al meglio gli stilemi e non di meno le contraddizioni di
questa tipologia di architettura. Si passa dall'amata (e odiata)
Torre Velasca di Milano, progettata negli anni Sessanta dallo Studio
BBPR e situata a pochi passi dal Duomo, emblema della ripresa
economica del capoluogo lombardo dopo i bombardamenti della Seconda
Guerra Mondiale, alle famigerate Vele di Scampia dell’architetto
Francesco Di Salvo, simbolo del degrado e della malavita che affligge
la periferia napoletana; dal complesso residenziale popolare di
Rozzol Melara a Trieste (un'enorme fortezza in cemento armato
ispirata ai principi di Le Corbusier) al Nuovo Corviale di Roma,
concepito da Mario Fiorentino, Federico Gorio, Piero Maria Lugli,
Giulio Sterbini e Michele Valori.
TRA SAGGIO E ACTIVITY BOOK
Ognuna delle architetture (a quelle
citate si aggiunge il complesso Pegli 3 di Genova) è qui raccontata
con una serie di brevi descrizioni e un nutrito apparato di immagini scattate dai due autori della pubblicazione: immagini a
colori e dai forti contrasti che esaltano le forme delle
costruzioni, condensando al meglio fascino ed espressività
dell'architettura "grigia".
Infine, come già in altre occasioni,
il volume di Zupagrafika presenta nella sua parte conclusiva dei modellini di
cartoncino da staccare e costruire, creando delle miniature “fai da
te” degli stessi edifici raccontati all'interno del libro.
[Immagine in apertura: Nuovo Corviale aka “Il Serpentone” in Rome. Photo David Navarro & Martyna Sobecka (Zupagrafika) © Zupagrafika]