I paesaggi industriali fotografati da Gabriele Basilico
FOTOGRAFIA
A quattro decenni dal suo esordio, il progetto fotografico di Gabriele Basilico “Milano ritratti di fabbriche” torna in una nuova veste editoriale. Un libro con immagini e testi inediti, per ricordare il valore di quello storico studio sull'architettura industriale meneghina.
“Tutto è iniziato nel '78, per un
incarico che mi aveva dato una rivista di urbanistica per fotografare
i quartieri di Milano. Ho realizzato in zona Vigentina le prime
immagini di quella che sarebbe diventata l'esperienza forse più
significativa del mio lavoro di fotografo. Il tema era lo spazio
urbano dei quartieri industriali. La luce era quella forte e netta
delle giornate ventose e l'atmosfera era quella segnata dall'assenza
delle persone e dalla presenza costante del vuoto”.
Con
queste parole Gabriele Basilico descriveva, poco prima della morte
(avvenuta nel 2013) la sua serie di fotografie Milano
ritratti di fabbriche,
primo importante capitolo nella ricerca dell'artista, e oggetto di
studio per molti autori cresciuti nel solco di questo maestro dello
scatto.
LA
FOTOGRAFIA “INDUSTRIALE” DI GABRIELE BASILICO
Realizzato
dal 1978 al 1980, e pubblicato l'anno seguente da SugarCo Edizioni,
il progetto racconta il capoluogo
lombardo nel pieno della sua evoluzione industriale. Protagoniste
delle immagini incluse nella serie sono infatti fabbriche e
architetture a carattere economico e produttivo: capannoni e
mastodontici edifici distribuiti nella periferia cittadina, osservati
all'interno di scenari dominati dal vuoto e dal silenzio. In questo
teatro quasi metafisico, dove la prospettiva si allunga su strade
deserte, le architetture industriali si palesano come
fantasmi, presenze visibili solo agli occhi del fotografo, abile a
interpretare i segni di una città in cerca di definizione nel suo passaggio verso la modernità.
LA
NUOVA EDIZIONE DEL LIBRO
A
quarant'anni da quella prima pubblicazione, Milano
ritratti di fabbriche
torna ora in una nuova veste editoriale. Merito di 24 ORE Cultura,
che ha deciso di gettare una luce inedita sul progetto. Come nella prima edizione, a parlare
all'interno del volume (curato da Giovanna Calvenzi e arricchito dai
testi di Stefano Boeri, Fulvio Irace e Roberta Valtorta) sono
ovviamente le immagini, sperimentazioni di un fotografo all'epoca
giovanissimo, e che proprio con questa avventura editoriale si inserì tra i protagonisti della fotografia italiana.
Nato a Milano, e architetto di
formazione, Basilico osserva e congela nel tempo le vecchie fabbriche
cittadine, invitando a riflettere sui mutamenti in atto
nel paesaggio post industriale
contemporaneo. “Penso
che quei 'ritratti di fabbriche' nascessero dal bisogno di trovare un
equilibrio fra un mandato sociale e la voglia di sperimentare un
linguaggio nuovo, in grande libertà e senza condizionamenti
ideologici”,
continua l'artista, che nel corso del tempo avrebbe esposto il
progetto in sedi tra le più prestigiose dedicate a questa
disciplina. Una testimonianza straordinaria di un autore, e di un
tempo, che non esistono più.
[Immagine
in apertura: © Gabriele Basilico / Archivio Gabriele
Basilico]