Il giornalista Donato Zoppo dedica un saggio a “E già”, uno dei dischi più misteriosi e dimenticati di Lucio Battisti. Un omaggio al cantautore rietino, in occasione del 25esimo anniversario della morte.

Era il 1982 quando Lucio Battisti pubblicava uno dei suoi dischi più sperimentali, decisivi, eppure meno compresi. Stiamo parlando di E già, un album fondamentale, perché sancisce la rottura definitiva con Mogol, aprendo le strade a un percorso nuovo, mai battuto prima, non soltanto nell'ambito della discografia battistiana. Ad accendere i riflettori su quest'opera di transizione è ora un nuovo saggio, edito da Aliberti. Si intitola Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale, e segna il ritorno sugli scaffali di uno dei massimi conoscitori della produzione del cantautore su scala nazionale: Donato Zoppo. 25 ANNI SENZA LUCIO BATTISTI Pubblicato in occasione del 25esimo anniversario della morte dell'artista, il volume (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) affronta nel dettaglio le istanze alla base del disco. Un disco nel quale per la prima e unica volta Battisti racconta se stesso: la passione per il mare e il windsurf condivisa con l'amico Adriano Pappalardo, l'amore per la musica da ascoltare e da suonare, la ricerca di una nuova dimensione umana e spirituale, ancor prima che artistica. Nel ripercorrere gli eventi che portarono al concepimento dell'album, e quelli che seguirono alla sua pubblicazione, il libro racconta inevitabilmente anche gli sviluppi biografici di Battisti agli inizi degli anni Ottanta. Per fare ciò, Zoppo si avvale delle testimonianze di altri esperti del settore: da Gered Mankowitz – leggendario fotografo di celebrità del rock e autore della copertina del disco – al tecnico del suono Dario Massari, dal vecchio amico Pietruccio Montalbetti al nipote Andrea Barbacane. Un libro filologico in cui Battisti è raccontato con le sue stesse parole e le sue atmosfere musicali, canzone per canzone. LE PAROLE DELL'AUTORE “Dove ho lasciato Lucio Battisti? A una catena di ultime volte”, scrive Donato Zoppo nelle primissime pagine del volume. “Nel mio ultimo libro su di lui ho raccontato l’ultima intervista, l’ultima apparizione televisiva, l’ultima canzone scritta con Mogol, l’ultima dell’ultimo album insieme, l’ultimo ideato e concepito negli anni Settanta. Dopo l’ultima intervista rilasciata il 18 maggio 1979, dopo l’uscita di 'Una giornata uggiosa' nel febbraio del 1980, dopo la fine di quindici fittissimi anni con Mogol, Battisti è spaesato. O meglio ancora smagato, per usare un termine dantesco mai così adatto, visto che per lui sta per cominciare una Vita Nuova. Quella degli anni Ottanta, da affrontare chiamando a sé tutte le energie per rispettare se stesso e la sua coerenza. Dove trovo ora Lucio Battisti? A un arcobaleno di prime volte. Il primo disco senza Mogol e il primo con Velezia, il primo senza musicisti e strumenti canonici perché interamente elettronico, il primo per il quale e intorno al quale Battisti non si sente in radio, non si sbottona coi giornalisti, non compare – vivaddio – in quelle becere trasmissioni svizzere con camicioni e calzoncini balneari. Ma soprattutto, il primo e unico album autobiografico. Si chiama 'E già', una narrazione di prime volte”.
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