Nel 2020 è ricorso il quinto centenario della morte di Raffaello. Pittore simbolo del Rinascimento italiano, creatore di opere dall’equilibrio perfetto, l'urbinate è oggi al centro di un nuovo volume. Un libro dedicato ai misteri dietro la sua morte, analizzati attraverso i contributi di studiosi del campo storico-artistico e del settore scientifico-medico.

Quando un grande artista della storia appassiona pubblico e studiosi non soltanto per la sua produzione, ma anche per le vicende biografiche che ne segnarono il cammino, ciò significa che quell'artista è entrato tra i miti della collettività. Così è senza dubbio per Raffaello Sanzio, il pittore e architetto italiano considerato tra le massime figure della cultura occidentale. A distanza di cinquecento anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 6 aprile 1520 all’età di trentasette anni, il maestro di Urbino (protagonista del 2020 con una serie di eventi, mostre e produzioni cinematografiche in occasione dei cinquecento anni dalla morte) continua a far parlare di sé. Una domanda, in particolare, echeggia tra gli appassionati d'arte e gli studiosi del nostro tempo: come morì il pittore marchigiano? Quali furono le cause che segnarono la prematura dipartita dell'artista, scomparso nel pieno della sua maturità creativa? I NEMICI DI RAFFAELLO A tornare sulla questione, da sempre al centro di un acceso dibattito che ha visto negli anni avanzare ipotesi disparate, è ora un nuovo volume dal titolo Enigma Raffaello: una raccolta di riflessioni sui misteri legati alla morte dell'urbinate. Curato da Pio Baldi e Alice Militello, e pubblicato dalla casa editrice Skira, il volume (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) analizza in maniera capillare e ragionata le possibili cause che portarono il pittore alla scomparsa, accendendo i riflettori sulla tesi della “congiura di palazzo”. Se è vero infatti che l'ipotesi di una grave polmonite resta ancora la più accreditata (come confermato dal recente studio condotto dall'Università di Milano-Bicocca), è altrettanto vero che Raffaello era diventato particolarmente influente in vita, accumulando ricchezze e sfidando apertamente i suoi colleghi. Dietro quel giovane talentuoso e pieno di riconoscimenti, insomma, si celavano probabilmente il rancore e l'invidia di molti rivali, desiderosi di spodestare il pittore più in voga dell'epoca. Da queste considerazioni prende avvio l'ambizioso volume, nato dalla collaborazione tra istituzioni dalle competenze diverse ma allo stesso tempo complementari: l’Accademia dei Virtuosi, l’Accademia di Belle Arti di Roma, i Musei Vaticani e la Sapienza Università di Roma. GLI OBIETTIVI DEL LIBRO SU RAFFAELLO “Il progetto, attraverso l’uso delle tecnologie più avanzate e l’approfondimento degli studi storico-archivistici, si pone come obiettivo preliminare quello di confermare che il corpo conservato nell’urna presso il Pantheon a Roma sia effettivamente quello di Raffaello”, sottolinea Eugenio Gaudio, presidente della Fondazione Roma Sapienza. “Ciò è possibile attraverso la riesumazione dei resti che è stata richiesta formalmente per condurre su di essi un esame scientifico a cura del Dipartimento di Medicina legale della Sapienza Università di Roma, sotto la guida del professor Vittorio Fineschi. Contemporaneamente è opportuno indagare e approfondire notizie relative alla morte del Sanzio, agli oggetti e ai reperti che in qualche modo potrebbero essere riconducibili all’artista”. “L’attuale situazione legata all’emergenza epidemiologica da Covid-19, che tutti noi siamo ancora costretti a vivere, ha impedito di poter organizzare un degno evento di presentazione del progetto e dei risultati raggiunti in questi due anni di lavoro congiunto. Questo volume vuole, pertanto, sopperire a tale mancanza imposta dalla pandemia, riunendo gli intenti e gli obiettivi del progetto di ricerca, al fine di poter fornire nuove chiavi di lettura nell’interpretazione non solo dell’opera raffaellesca ma anche del grande uomo nel suo complesso”.
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