Il libro che apre le porte degli studi d'artista più celebri
LETTERATURA
Il nuovo libro di James Hall è una storia culturale che indaga e ricostruisce le dimensioni mitologiche e reali dello spazio creativo. A essere vagliati sono gli atelier dei grandi artisti e non solo, dall'antica Grecia a oggi.
Non esiste un luogo forse più adatto
per descrivere i tormenti e le tensioni che attraversano la ricerca
di un artista, che non sia il suo studio. È qui, in questo spazio
immaginario e reale allo stesso tempo, che le creazioni prendono
forma; ed è sempre qui che la dimensione fisica e psicologica di
colui che abita questo posto, si espande al punto da farsi tutt'uno con l'ambiente. In altre parole, lo studio dell'artista è
un'estensione del corpo e delle intenzioni poetiche dell'artista
stesso: un rifugio e un luogo di passione funzionale ad accogliere e
a stimolare l'atto creativo.
IL NUOVO LIBRO DI JAMES HALL
A raccontare la magia di questo spazio
è ora James Hall, autore di un nuovo volume edito da Einaudi. Si
intitola Lo studio d’artista, ed è un manuale dedicato ai
luoghi privati che hanno ospitato la nascita di alcuni dei capolavori
più iconici della nostra tradizione. Non si tratta tuttavia di un
semplice saggio destinato a indagare l'importanza di questi posti
adibiti al lavoro. Piuttosto, l'obiettivo è mettere in scena una
vera e propria storia dell'arte, prendendo lo studio d'artista come
filo conduttore ed elemento comune tra le varie epoche: dall'antica
Grecia ai giorni nostri.
GLI STUDI DEI GRANDI ARTISTI
Nelle quasi trecento pagine che
compongono il libro (nell'immagine in apertura un dettaglio della
copertina), a essere osservati sono artisti del calibro di Leonardo
da Vinci, Artemisia Gentileschi, Rosa Bonheur, Claude Monet e Diego
Rivera. Andando più indietro negli anni, la narrazione si sofferma
invece su Gian Lorenzo Bernini, Velázquez e Courbet, mentre a essere
presi d'esempio come autori contemporanei sono Andy Warhol e Anselm
Kiefer (entrambi emblematici per comprendere il tema: il primo con la
sua Factory, luogo aperto allo scambio e alla condivisione, il
secondo con l'enorme casa-museo nel mezzo della campagna
francese).
A queste assolute star dell'arte mondiale, vengono infine affiancati all'interno del volume i nomi di dilettanti e artigiani
(vasai, fabbri, tessitori e ricamatori): figure troppo spesso espunte
dalle storie dell’arte, ma che non diversamente dagli artisti sopra
citati hanno fatto dell'atelier il proprio luogo sicuro, nel quale
riversare la propria creatività.
IL COMMENTO DELL'AUTORE
“Guardare l’artista mentre
lavora e imparare a disegnare o dipingere divenne un passatempo
popolare nel XVII secolo, tra le donne come tra gli uomini. A
Bologna, una città nota per le artiste, Elisabetta Sirani fu una
delle più abili”, si legge in uno dei passaggi del libro.
“Ritrattisti come Velázquez accrebbero l’effetto spettacolare
dello studio collocando degli specchi alle loro spalle mentre
lavoravano, in modo che i modelli potessero vedersi accanto
all’immagine che emergeva sulla tela. Questa moda coincise con la
crescente disponibilità di grandi specchi e l’ascesa della scienza
sperimentale. La casa-studio-museo dell’architetto John Soane,
piena di specchi e di un’enorme collezione, è un illustre esempio
di un nuovo fenomeno: la casa dell’artista come spazio pubblico,
dove il genio si presenta ai posteri”.