Arriva in libreria la nuova edizione di un saggio che ripercorre la storia della videoarte dagli anni Sessanta a oggi. Ripubblicata dopo 30 anni, la nuova versione recupera la produzione artistica più recente, fino ad arrivare alla realtà virtuale e all'intelligenza artificiale.

A partire dagli anni Sessanta, la videoarte ha trovato, gradualmente e con determinazione, il suo posto nella storia dell’arte istituzionale e nelle collezioni dei grandi musei. In oltre sei decenni, questa forma d’arte – che ha visto la sua evoluzione andare di pari passo con quella dei dispositivi tecnologici – si è adattata a un panorama cangiante e in costante divenire, assumendo un’identità ibrida, indissolubilmente legata al progresso tecnologico e digitale. Ed è proprio a causa di queste caratteristiche intrinseche che anche la letteratura di settore necessita di un costante aggiornamento: è il caso del volume Videoarte e arte: tracce per una storia dagli anni Sessanta a oggi (nell’immagine in apertura un dettaglio della copertina), pubblicato per la prima volta da Silvia Bordini nel 1995, e ora ripresentato ai lettori in una veste. UN’ANTOLOGIA AGGIORNATA DELLA VIDEOARTE Il libro, edito da Postmedia Books, viene riproposto in una nuova versione, scritta a quattro mani a distanza di trent'anni. Il discorso di Bordini, interrotto negli anni Novanta, viene puntualmente ripreso nella seconda parte del saggio dallo storico dell’arte e curatore Valentino Catricalà. Dai monitor e dalle videocamere si arriva così alla realtà virtuale e aumentata, fino all’intelligenza artificiale.  “Da questa ricerca sono passati quasi trent'anni e la videoarte – dopo aver assunto nel tempo forme e nomi diversi – è ormai storicizzata ed è entrata a tutti gli effetti a far parte del sistema dell'arte, tra critica militante, studi storici, collezionismo, archivi, mostre e musei. Ma va notato inoltre che proprio l'anno 1995 segna una data importante”, spiega Bordini, “quasi uno spartiacque, nel modo di considerare il rapporto tra arte e tecnologie di ultima generazione e nell'impatto sul modo di comunicare, percepire e pensare il mondo”.
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