Attraverso una selezione di opere su carta, tele e installazioni, la retrospettiva in corso presso la Fondazione Merz di Torino esplora il concetto di leggerezza, offrendo una visione completa del lavoro del celebre artista milanese e del suo rapporto con la natura, la cultura e il tempo.

“Vorrei avere la firma di qualcuno che sia stato curato dalla proliferazione. Qualcosa che toglie il peso... Penso ai numeri uno dopo l’altro in una dilatazione proliferante... Sono un tappeto volante su cui vivere... Che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola...”. Così Mario Merz, artista italiano tra i più influenti del XX secolo, identificava uno dei temi centrali della propria ricerca: quello della leggerezza, concettuale e artistica. Da queste parole prende il titolo Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso, la mostra inaugurata lo scorso 8 luglio e visitabile fino al 6 ottobre presso gli spazi della Fondazione Merz, a Torino. Il contrasto simbolico fra pesante e leggero è uno dei cardini della produzione dell'artista milanese, e la retrospettiva offre ai visitatori un percorso immersivo attraverso una selezione delle sue opere più significative, per evidenziarne la sensibilità nel trasformare materiali semplici in potenti simboli visivi.LE TELE E GLI IGLOO DI MARIO MERZ A TORINOLungo il percorso espositivo, la mostra raccoglie una selezione di lavori di Mario Merz, tra cui installazioni, tele e opere su carta, presentando per la prima volta in Europa l'installazione Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia, realizzata nel 1985 in occasione di una personale a New York, che rappresenta il perfetto connubio di elementi naturali e culturali. Proprio la possibile armonia e lo scambio reciproco tra natura e cultura sono temi ricorrenti nel lavoro di Merz, come ben documenta un’altra importante opera esposta, il grande igloo Senza titolo che, coperto da foglie d'oro, riflette la luce ambientale per restituire all’osservatore quel senso di leggerezza, di assenza di peso, evocato dall’artista e importante trait d'union con la poetica dell’Arte Povera, movimento di cui lo scultore milanese fu uno dei maggiori esponenti.ARTE, NATURA E TEMPO NELL’OPERA DI MARIO MERZIspirandosi alle teorie del grande antropologo Claude Lévi-Strauss, Mario Merz ha fatto ricorso a materiali poveri e tecniche semplici per creare opere di grande impatto visivo e concettuale, in una costante riflessione sui rapporti esistenti (e spesso nascosti) tra arte, natura e tempo. La retrospettiva Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso offre quindi una preziosa opportunità per comprendere meglio l'eredità e il contributo alla cultura contemporanea di uno dei grandi artisti del Novecento italiano, invitando i visitatori a constatare che “la leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto”, come sosteneva Italo Calvino nella più celebre delle sue Lezioni Americane.[Immagine in apertura: Mario Merz. Qualcosa che toglie il peso, veduta della mostra. Courtesy Fondazione Merz]
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