Un imponente “chandelier” in vetro nero di Murano calato dal soffitto di una delle sale delle antiche Terme di Diocleziano: è “La commedia umana”, l’ultima mastodontica opera del dissidente artista cinese Ai Weiwei, in esposizione a Roma fino al 3 aprile.

Dal 25 marzo al 3 aprile, le Terme di Diocleziano – una delle prestigiose sedi del Museo Nazionale Romano – in collaborazione con la Fondazione Berengo, ospitano La commedia umana, l’ultima opera del radicale artista cinese Ai Weiwei. L’installazione, una monumentale cascata di ossa, teschi e organi di vetro di Murano nero, vuole celebrare, attraverso dei simboli di morte, la vita e il futuro. L’INSTALLAZIONE ALLE TERME DI DIOCLEZIANO La commedia umana, assumendo le sembianze di un enorme lampadario, rappresenta una sorta di scomposizione di un corpo umano liberato dalla pelle, in cui le viscere, gli organi e le ossa appaiono tutti disgiunti e ben visibili, uno ad uno. La scultura è composta da oltre duemila pezzi di vetro soffiato a mano e fuso dai maestri vetrai di Berengo Studio di Murano, ed è frutto di tre anni di lavoro. Con le sue dimensioni colossali (6 metri di larghezza, 9 metri di altezza e 4 tonnellate di peso) rappresenta una delle più grandi opere in vetro di Murano mai realizzate. L’INNO ALLA VITA DI AI WEIWEI In concomitanza con l’evento espositivo, Ai Weiwei porta in scena al Teatro dell’Opera di Roma anche la sua versione di Turandot. Il designer, attivista, architetto e regista cinese è riconosciuto, infatti, come uno dei più grandi e poliedrici artisti contemporanei. E con questa ultima monumentale e tortuosa opera, un manifesto in cui appare inscindibile la sua poetica artistica con l’attività sociale e politica, vuole far cadere l’attenzione su tematiche a lui care come la caducità del tempo, la morte, il rapporto con il nostro corpo, la natura, il ciclo della vita, il futuro. E lo fa servendosi di maestranze artigianali specializzate, e con l’ammonimento che delle nostre vite rimanga qualcosa in più oltre a un mucchio di belle ossa. [Immagine in apertura: Ai Weiwei, La commedia umana. Photo Francesco Allegretto]
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