Al Design Museum di Londra è in arrivo “Amy: Beyond the Stage”, la grande retrospettiva che racconta Amy Winehouse a dieci anni dalla scomparsa. Un viaggio nelle canzoni e nelle fragilità della grande artista britannica.

Come già accaduto per altri illustri “colleghi” quali Jim Morrison, Jimi Hendrix e Janis Joplin, la fama e il successo di Amy Winehouse sono legati a doppio filo alle conseguenze estreme della sua biografia. Nel nostro immaginario comune, infatti, la cantante e musicista britannica incarna in maniera lampante la stretta relazione tra popolarità e autodistruzione. Come se, per una strana e macabra legge aritmetica, successo e perdizione fossero direttamente proporzionali. Senza via di scampo. Scomparsa il 23 luglio del 2011, e da quel momento entrata ufficialmente a far parte dell'inquietante “club dei 27”, l'artista di Back to Black sarà celebrata dalla mostra in arrivo al Design Museum di Londra, ideata come omaggio all'inconfondibile stile e alla carriera di questa voce tra le più rappresentative del nuovo millennio. TRIBUTO AD AMY WINEHOUSE In apertura il prossimo 26 novembre, Amy: Beyond the Stage è la più grande retrospettiva mai dedicata all'amata musicista R&B. Raccontata di recente nel nuovo saggio scritto da Kate Solomon, e protagonista dell'eccezionale sessione di vendita indetta da Julien's Auctions, Amy Winehouse sarà ricordata per l'occasione attraverso un gran numero di cimeli mai mostrati prima, fotografie e lettere private esposte con l'intento di avvicinare il pubblico al lascito dell'artista – capace di imprimere un segno nella vita di molti fan, cantando nelle sue canzoni fragilità e debolezze dell'esistenza. LA MOSTRA AL DESIGN MUSEUM Curata da Priya Khanchandani, in stretta collaborazione con la famiglia e con l'amica e stilista Naomi Parry, la mostra (visitabile fino al 14 settembre) sarà divisa in diversi episodi, ognuno dei quali dedicato a uno specifico aspetto della carriera di Amy: dall'inconfondibile stile – fatto di abiti anni Cinquanta, lingerie a vista e accessori appariscenti – alle influenze nascoste nella sua musica – capace di spaziare dall'hip hop al soul, dal jazz all'R&B. Prova ne sono i dischi di successo Back to Black del 2006 (qui ricordato con la ricostruzione dello studio, ispirato al film Metropolis, dove è stato registrato) e tracce come Tears Dry on Their Own (brano da "vivere" grazie all'installazione immersiva creata da Chiara Stephenson, Luke Halls Studio e Studio Moross). Una rassegna per non dimenticare, a dieci anni di distanza dal suo addio, passioni e fragilità di questa icona assoluta della musica del nostro tempo. [Immagine in apertura: Exhibition identity by Studio Moross. Courtesy Design Museum, London]
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