Fino al 30 giugno 2023, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello ospita le fotografie di Aurelio Amendola dedicate a tre grandi protagonisti dell'arte contemporanea, in dialogo con alcune delle loro opere.

Varcare la soglia del processo creativo di un artista nel pieno del suo farsi non è impresa semplice e coglierne gli istanti fondamentali è una missione ancora più ardua. Eppure uno dei maestri della fotografia recente ci è riuscito, traducendo nei suoi scatti i gesti e le azioni di artisti che hanno fatto epoca. E proprio ai gesti e alle azioni allude, fin dal titolo, la mostra che la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri a Città di Castello dedica al grande Aurelio Amendola e alle immagini che ritraggono tre giganti della storia artistica recente: Alberto Burri, Emilio Vedova, Hermann Nitsch.GLI ARTISTI FOTOGRAFATI DA AURELIO AMENDOLA Le fotografie, allestite fino al 30 giugno 2023 negli ambienti degli Ex Seccatoi del Tabacco, lasciano trapelare tutta l'energia e il mistero che caratterizzano il lavoro dell'artista nel suo compiersi, evidenziano le diverse e peculiari sfumature che delineano gli approcci creativi di ciascuno dei tre protagonisti. Esito di uno sforzo corale, che ha visto impegnati la Fondazione Burri, la Fondazione Vedova di Venezia e il Museo Nitsch di Napoli, la mostra affianca alle quarantaquattro stampe fotografiche di ampie dimensioni di Amendola alcuni capolavori degli artisti evocati dai suoi scatti: Plastica M1 (1962) e Nero Cellotex (1978) di Alberto Burri, Non Dove/Breccia 1988 III (1988) di Emilio Vedova e 18b.malaktion (1986) di Hermann Nitsch, oltre a una serie di contributi filmici a loro dedicati. Il dialogo efficace tra le immagini e le opere rinsalda visivamente il profondo legame che ha unito Amendola agli artisti, in particolare a Burri, il quale riconosceva al fotografo la capacità di cogliere il senso del suo lavoro. Per quanto riguarda Vedova, come sottolinea Bruno Corà, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri e curatore della mostra, "le immagini di Amendola descrivono un’intensità emotiva che diviene pittura di pensiero, di domanda e azione erratica e mnemonicamente evocativa, naufragio e superamento, scontro e abbraccio con il colore, con la luce, con l’instabilità e l’impermanenza. In Nitsch, esponente di una mitteleuropea inquieta e inappagata, ex protagonista dell’Azionismo viennese, il fotografo ha piuttosto dato risalto allo spazio teatrale dell’artista, documentandone la poetica tragica e i segni di una pittura e di una drammaturgia operativa protesa al rito e alla liturgia di una nuova possibile esperienza del dionisiaco nel nostro tempo".FOTOGRAFARE GLI ARTISTI AL LAVORO La mostra, sempre nelle parole di Corà, "ha un duplice obiettivo: quello di porre in evidenza le diverse modalità operative dei tre artisti, emblematici per la processualità delle loro azioni e dei loro modi espressivi, e al contempo fornire al più vasto pubblico uno specifico campo di indagine dell’attività di un grande fotografo italiano che con quei Maestri riuscì a stabilire un sodalizio e un’amicizia durevole, idonea oltretutto a coglierne le più significative attitudini artistiche e umane". Nell'ottica di raggiungere un pubblico ampio, la rassegna, dopo Città di Castello, sarà ospitata dalla Fondazione Vedova di Venezia il prossimo autunno. [Immagine in apertura: Aurelio Amendola, Alberto Burri al lavoro, Città di Castello, 1976]
PUBBLICITÀ