Nella nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce, a Treviso, va in scena l'appassionante epopea della bicicletta. Tra affiche d'autore, disegnati da autori del calibro di Marcello Dudovich, a esemplari che hanno fatto la storia del ciclismo mondiale.

In legno e senza pedali: sono trascorsi oltre due secoli dalla prima versione della bicicletta, a opera del barone Karl von Drays. Un intervallo di tempo in cui le due ruote "a trazione umana" hanno scalato vette fisiche e metaforiche, contribuendo all'evoluzione della mobilità, oltre che alla trasformazione della società, all'emancipazione femminile, con significative ricadute nello sport e nel turismo. Quella della bicicletta è una storia avvincente, già a partire dal "precedente eccellente" firmato da Leonardo da Vinci: nel Codice Atlantico, datato 1490, il genio toscano schizzò qualcosa di molto simile al mezzo di trasporto che sarebbe diventato simbolo di libertà e rispetto per l'ambiente. Fino al 2 ottobre prossimo, il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso (nella sede della Chiesa di Santa Margherita) illustra la storia di questo amatissimo veicolo grazie alla mostra Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni.LA STORIA DELLA BICI IN MOSTRA A TREVISOIl punto d'avvio della mostra sono i manifesti della Collezione Salce; a realizzarli, fra gli altri, Dudovich, Mazza, Malerba, Ballerio, Villa, Alberto Martini, Codognato, Boccasile, ovvero i massimi interpreti dell’illustrazione storica italiana. Attraverso le loro creazioni, nel percorso espositivo curato da Elisabetta Pasqualin (con la consulenza storica di Antonella Stelitano; a partire da un’idea di Chiara Matteazzi) viene ricostruita la storia della bicicletta dagli inizi del Novecento. Strutturata secondo due principali capitoli, la rassegna prende in esame sia il ruolo di questo mezzo nel mondo dello sport – in particolare, con l'esposizione di pezzi storici della collezione Pinarello, fa luce sui protagonisti del mondo agostico, sui miglioramenti tecnici e sui brand di riferimento –, sia sui suoi riflessi sociali. L'emancipazione femminile, i viaggi, il turismo, il costume sono fra i poli tematici analizzati da questa sezione, che occupa gli spazi al piano terra del museo e copre un arco temporale che arriva agli anni Quaranta. "La bicicletta fa parte del patrimonio culturale del nostro Paese. La storia di questo mezzo è un racconto di eroi che contribuiscono a creare quell’identità nazionale che si esalta nelle imprese di campioni come Girardengo, Coppi e Bartali. Le grandi corse a tappe, prima tra tutte il Giro d’Italia, sono state un collante che ha unito il Paese, mostrandone le bellezze mentre si raccontavano le gesta dei corridori", ha osservato Antonella Stelitano, autrice di alcuni testi del catalogo. "Gli italiani imparano la geografia leggendo i nomi dei luoghi attraversati dalla corsa, nascono giochi per bambini ispirati al Giro. Nessuno sfugge al fascino di questa manifestazione, nemmeno scrittori importanti come Buzzatti, Gatto, Pratolini, Campanile e Anna Maria Ortese, che al seguito del Giro d’Italia ci regalano un racconto che non è mai solo sportivo", ha precisato ancora la consulente storica.LA SEZIONE SULLA STORIA DELL'INDUSTRIA CICLISTICAInclusa nel palinsesto degli eventi del progetto Capitale della Cultura d’ mpresa 2022, la mostra è impreziosita dalla presenza di 15 biciclette della collezione Pinarello: si tratta di esemplari che hanno inciso nella storia del ciclismo italiano. A questi modelli, riuniti nella terrazza della sede espositiva trevigiana, vengono affiancati pannelli esplicativi e immagini del campione a essi legato e rappresentano il "fiore all'occhiello" della sezione sullo sport. In Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni, infine, spazio anche alle gare ciclistiche locali e nazionali, fra cui il Trofeo Rinascente (1949), i Campionati del mondo (edizioni 1939 e 1951), e il Giro d’Italia del 1922.[Immagine in apertura: Osvaldo Ballerio, Biciclette marca Milano, 1905-15]
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