Fotografo tra i più influenti della sua generazione, David LaChapelle sarà protagonista di una nuova retrospettiva a Napoli. Una rassegna in apertura il prossimo dicembre, con quaranta scatti realizzati dall'artista statunitense dagli anni Ottanta a oggi.

“È certo che LaChapelle influenzerà il lavoro di una nuova generazione... allo stesso modo in cui Avedon è stato il pioniere di ciò che è per noi familiare oggi”. Così nel 1991 il New York Times annunciava il successo del fotografo americano, spalancando le porte alla sua folgorante carriera e predicendone il successo. A ben vedere, David LaChapelle è infatti per molti l'autore che meglio rappresenta il ruolo dell'immagine (e più specificatamente della fotografia) nella nostra epoca – un'epoca nella quale spettacolo e tragedia, realtà e artificio, si scambiano spesso di ruolo. Gli scatti dell'artista statunitense strizzano l'occhio proprio a questa confusione di significati, lasciando lo spettatore spiazzato di fronte a impalcature visive nelle quali fashion, cultura pop e cronaca convivono. LA MOSTRA DI DAVID LACHAPELLE A NAPOLI A rendere omaggio alla ricerca del fotografo del Connecticut sarà presto il Maschio Angioino di Napoli, con una rassegna esclusiva studiata appositamente per la città. Saranno quaranta le opere disposte nelle sale dell'antico castello medievale, simbolo del capoluogo partenopeo. Curata da ONO arte contemporanea, da Vittoria Mainoldi e da Mario Martin Pareja, e prodotta da Next Exhibition, la mostra – dal titolo David LaChapelle (aperta a partire dall'8 dicembre) – esplora la lunga e fervida parabola creativa dell'autore, sondandone la produzione dagli anni Ottanta a oggi. IL PERCORSO ESPOSITIVO In dialogo con lo spazio ospite, le fotografie puntano i riflettori sui momenti salienti della prolifica carriera di LaChapelle, esaltando temi e caratteristiche stilistiche a seconda dei vari periodi cronologici. Prova ne sono opere come Deluge (del 2007), in cui l'artista re-immagina un diluvio biblico ambientandolo a Las Vegas, e Rape of Africa (del 2009), con la modella Naomi Campbell nel ruolo di Venere in una scena di stampo “botticelliano”. In ognuno degli scatti, paure, ossessioni e desideri della società contemporanea si condensano in ambientazioni sgargianti: narrazioni fantasiose che se da una parte attraggono (grazie alla sapiente gestione della composizione e dei colori) dall'altra respingono (forse per timore di sentirci noi stessi parte di quelle scene, soprattutto quando smascherano le peculiarità del nostro tempo). Uno specifico ed esclusivo “capitolo” è dedicato ai negativi fotografici dipinti a mano realizzati negli anni Ottanta, mentre l'artista adolescente esplorava il tema della perdita sullo sfondo della devastante epidemia di AIDS. [Immagine in apertura: © David LaChapelle – House at the End of the World, 2005, Los Angeles]
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