L'Italia "vera" fotografata da Gianni Berengo Gardin a Otranto
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Ottantacinque fotografie di Gianni Berengo Gardin sono in mostra al Castello Aragonese di Otranto. Un'occasione per ripercorrere cinque decenni di storia dell'Italia attraverso lo sguardo di uno dei suoi più acuti osservatori. Fino al 20 novembre 2020.
Le difficoltà legate alla pandemia non hanno fermato l'organizzazione della mostra Gianni Berengo Gardin. Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri, che prenderà il via il 17 luglio al Castello Aragonese di Otranto. L'imponente fortezza della città in provincia di Lecce tornerà ad aprire le proprie porte a un evento culturale, dopo le esperienze espositive degli ultimi anni: da 1920-2020 Modigliani. L’artista italiano a Steve McCurry. Icons; da Caravaggio e i caravaggeschi nell’Italia meridionale dalla collezione della Fondazione Longhi a Oliviero Toscani – Più di cinquant’anni di magnifici fallimenti .Questa estate tale itinerario prosegue nel segno di Gianni Berengo Gardin, maestro indiscusso dell'arte dello scatto, autore di immagini che hanno contribuito a descrivere e raccontare l'Italia degli ultimi cinque decenni, restituendone le contraddizioni, gli stravolgimenti, le mutazioni, tra piccoli e grandi narrazioni. Un'Italia osservata e documentata da una "vera fotografia", come sottolinea il titolo della monografica curata da Alessandra Mauro, con il coordinamento di Lorenzo Madaro, pronta a svelarsi dinanzi agli occhi dei visitatori in un percorso scandito da 85 immagini. Si tratta di fotografie tra le più rappresentative della carriera di Berengo Gardin, ciascuna scelta in nome della sua capacità narrativa e della peculiare potenza visiva.GIANNI BERENGO GARDIN E LA FOTOGRAFIA"Quando fotografo amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo". A raccontarlo è lo stesso Gianni Berengo Gardin, autore sempre in prima linea che dalla natia Santa Margherita Ligure, dove è nato nel 1930, si è trasferito a Milano per dedicarsi alla fotografia di reportage, all'indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale.L'Italia, nelle molteplici sfaccettature sociali, umane, paesaggistiche e territoriali, è il suo principale campo di indagine; in questi decenni, inoltre, il fotografo si è anche dedicato a esaminare le mutazioni nella condizione femminile, tra emancipazione e ostacoli, al mondo degli zingari e al racconto dell'architettura, anche nel suo compiersi. Risale al 1979 l'avvio della collaborazione con Renzo Piano, architetto per il quale ha realizzato lavori di documentazione delle fasi costruttive di alcuni progetti. Vincitore del Leica Oskar Barnack Award, nel 1995, Berengo Gardin ha all'attivo oltre 250 volumi, tra cui per Contrasto Venezia e le grandi navi (2015), Vera fotografia (2016) e il recente La più gioconda veduta del mondo, uscito nel 2019.[Immagine in apertura: Mostra Gianni Berengo Gardin Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri, Castello Aragonese di Otranto, 17 luglio - 20 novembre 2020. Napoli, 1967 © Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia]