Dal prossimo 15 ottobre, Palazzo da Mosto di Reggio Emilia ospiterà dodici racconti fotografici dedicati alla singolare rappresentazione degli spazi fisici urbani – e interiori – delineatisi in Italia durante il periodo del lockdown del 2020.

Italia in-attesa. 12 racconti fotografici, è il titolo dell'inedito progetto promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo in collaborazione con Fondazione Palazzo Magnani e con Fondazione Maxxi, dedicato all’eccezionale condizione attraversata dal nostro Paese durante il primo lockdown istituito da marzo a maggio del 2020 per contenere la diffusione del Coronavirus. Si tratta di uno “stra-ordinario” racconto corale e polifonico, in mostra dal 15 ottobre all’8 gennaio prossimi a Palazzo da Mosto, a Reggio Emilia, sviluppato attraverso i diversi linguaggi e le differenti sensibilità di dodici grandi fotografi: Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge.L'ITALIA AI TEMPI DELLA PANDEMIA Ben lontana dal presentare immagini stereotipate del nostro Belpaese, la mostra (curata da Margherita Guccione e Carlo Birrozzi) raccoglie, quindi, scatti di un’Italia silenziosa, quasi irreale, delineata da paesaggi e orizzonti svuotati e da spazi urbani sospesi, in cui la natura rigogliosa e un silenzio assordante sembrano aver preso il posto lasciato frettolosamente dall’uomo. Si tratta di racconti, soggettivi e parziali, di un vissuto fino a quel momento inimmaginabile, che, introducendo nuovi punti di vista, ha scardinato per sempre la classica narrazione dello spazio fisico.  Così è, ad esempio, per le fotografie di Silvia Camporesi (che sceglie di ritrarre i luoghi, divenuti desolati e solitari, della sua infanzia) o per gli scatti stranianti di George Tatge (che riportano scorci di borghi umbri abitati solo da un grande senso di vuoto). E poi ancora i luoghi emblematici della cultura milanese, privi di pubblico e socialità, interpretati dalla fotografa Allegra Martin, e le immagini surreali dei paesaggi montani di Walter Niedermayr come tornati, per magia, senza alcun segno di antropizzazione.DAL MONDO ESTERIORE A QUELLO INTERIORE Accanto a questi progetti, in esposizione troviamo anche un’interpretazione del periodo del lockdown affrontata attraverso analisi visive non rivolte a spettrali spazi fisici esterni, quanto piuttosto a un mondo interiore, astratto e concettuale, anch’esso come svuotato. È il caso del reportage presentato da Francesco Jodice, che attraverso quattro simboliche architetture italiane catturate via satellite, trasferisce il forzato periodo straniante del "confinamento domestico" su un piano mentale e virtuale. [Immagine in apertura: Silvia Camporesi, Spiaggia libera, Cesenatico, 2020]
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