Monza si prepara ad accogliere la sfavillante arte di Keith Haring, artista simbolo degli anni Ottanta e icona della Pop Art. Il progetto espositivo sarà ospitato presso la Reggia reale del capoluogo lombardo, accogliendo oltre cento opere tra dipinti, stampe e manifesti.

Pittore, scultore, attivista, graffitaro: le etichette che potremmo utilizzare per descrivere Keith Haring sono tante, eppure nessuna è probabilmente sufficiente a contenere la vulcanica personalità di un artista trasversale come pochi nella storia. La mostra in arrivo alla Reggia di Monza prova a fare il punto sulla sterminata produzione del genio di Kutztown, rintracciando i temi e gli aspetti stilistici fondanti della sua ricerca. IL MITO DI KEITH HARING A MONZA A ospitare la rassegna – dal titolo Keith Haring. Radiant Vision – sarà l'Orangerie della sede lombarda. È qui che, a partire dal 30 settembre, oltre cento opere del più celebre artista degli anni Ottanta si incontreranno, offrendo uno sguardo ampio e variegato sulla sua produzione. Già presentati in Missouri, a New York, in Florida e in Pennsylvania, i lavori – provenienti da una collezione privata – comprendono litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti, allestiti con l'intento di ripercorrere la vicenda artistica del protagonista, passato in pochi anni dai disegni metropolitani alle vendite milionarie nelle gallerie più celebri del mondo. L'ARTE POP E SENZA CONFINI DI KEITH HARING A raccontare la “leggenda” di Keith Haring saranno le nove sezioni del percorso espositivo, ognuna delle quali rivolta a uno specifico aspetto della vita e del lavoro dell'artista. Si passa dal capitolo dedicato all'iconografia e alla presenza di simboli e figure ricorrenti nella sua pittura (celebri sono i bambini stilizzati, i cani che abbaiano e le figure danzanti protagonisti di moltissimi dipinti), al focus sull'attivismo implicito nella sua arte – eloquente in opere come Untitled (Apartheid): un dipinto a due pannelli che raffigura una grande figura nera che lotta per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco. Aperta al pubblico fino al prossimo 29 gennaio, la mostra – curata da Katharine J Wright – presenterà anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring: una rivisitazione in chiave “pop” dell'antico mito greco. [Immagine in apertura: Photograph © Allan Tannenbaum / sohoblues.com]
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