In Abruzzo la mostra che si ispira alle "Lezioni americane" di Italo Calvino
ARTE
Sei artisti contemporanei di diverse generazioni (Paolo Icaro, Elisabetta Benassi, il collettivo Claire Fontaine, Eugenio Tibaldi, Stefano Arienti e Giulio Paolini) reinterpretano le sei nozioni espresse da Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”. Questa l’idea della 75esima edizione del Premio Michetti, che vede come vincitore Stefano Arienti, con il tema della “molteplicità”.
È il 1985 quando Italo Calvino, invitato ad Harvard per tenere un ciclo di lezioni nell’ambito delle prestigiose Norton Lectures, propone ai suoi studenti quelle che sarebbero passate alla storia come le Lezioni americane, pubblicate nel celeberrimo saggio del 1988. Articolato attorno a sei nozioni che lui stesso definiva “valori o qualità o specificità della letteratura” per il prossimo millennio, l’intervento non venne mai completato, a causa della morte dello scrittore. Oggi, a un anno dal centenario della nascita dell’autore, una mostra ripercorre quei concetti attraverso l’arte contemporanea.LE “LEZIONI AMERICANE” DI CALVINO INTERPRETATE DA SEI ARTISTI CONTEMPORANEILa 75esima edizione del Premio Michetti – allestita al Museo Michetti di Francavilla al Mare e curata da Simone Ciglia – prende forma in un progetto espositivo dal titolo 6 memo per questo millennio, e invita sei artisti del nostro tempo (ma di diverse generazioni) a interpretare le proposte calviniane. Ciascun artista presenta una selezione di lavori recenti, alcuni dei quali creati per l’occasione: Paolo Icaro interpreta la leggerezza, Elisabetta Benassi la rapidità; spetta al collettivo Claire Fontaine l’indagine dell’esattezza, mentre Eugenio Tibaldi propone la sua personale concezione della visibilità; ancora, la molteplicità è affidata a Stefano Arienti, e infine la coerenza viene investigata da Giulio Paolini.STEFANO ARIENTI VINCE LA 75ESIMA EDIZIONE DEL PREMIO MICHETTIPresieduta da Angelo Piero Cappello, la giuria ha decretato il vincitore del premio di questa edizione: è l’artista lombardo Stefano Arienti, classe 1961. Le sue immagini fotografiche, stampate su carta e alterate dalla stropicciatura, si sovrappongono in diversi strati e costruiscono nel loro insieme una sorta di “parete palinsesto”, a simboleggiare la nozione di molteplicità.Attraverso l’impiego e la manipolazione di materiali comuni, la proposta di Arienti “esprime un'eccellente capacità di ibridazione tra forme, modi e supporti attraverso i quali l’opera d’arte si configura”, ha dichiarato la commissione, spiegando la propria decisione, “pur mantenendo inalterato il valore quasi ‘pittorico’ dell’immagine che, senza tradire la provenienza originale, viene comunque riscritta nella interazione con i materiali, spesso di provenienza industriale o di uso comune, su cui è realizzata”.[Immagine in apertura: veduta della mostra 6 memo per questo millennio. 75° Premio Michetti presso Palazzo San Domenico, Fondazione Michetti, Francavilla al Mare (CH), 2024]