Nell'anno che segna il duecentesimo anniversario della decifrazione dei geroglifici, il British Museum di Londra accende i riflettori sull'Antico Egitto e sulla "scrittura dei faraoni". Accadrà il prossimo autunno, con una mostra che si preannuncia imperdibile per studiosi e appassionati di linguistica e archeologia.

Era il 1799 quando Pierre-François Bouchard, capitano nella campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte, portò alla luce il grande masso in granodiorite noto come “Stele di Rosetta”. Oggetto di eccezionale valore storico, e fiore all'occhiello della collezione del British Museum di Londra, questo straordinario reperto rappresentò una vera e propria “finestra” sul mondo dell'Antico Egitto e sul sistema di scrittura adoperato nella valle del Nilo. Fu proprio grazie alle iscrizioni presenti sulla celebre lastra che gli studiosi iniziarono infatti a leggere e comprendere i geroglifici, dando il via a una rivoluzione culturale che ancora oggi non smette di dare i suoi frutti. LA MOSTRA AL BRITISH MUSEUM Proprio in omaggio a quel memorabile ritrovamento, e alla conseguente decodificazione dei geroglifici (ufficialmente datata al 1822), il British Museum di Londra si appresta ad alzare il sipario su Hieroglyphs: unlocking ancient Egypt: la rassegna espositiva che celebra la cultura egizia e gli studiosi che, ormai duecento anni fa, contribuirono a mettere in luce gli aspetti più reconditi del celebre sistema di scrittura. In programma a partire dal prossimo 13 ottobre, la mostra è un'inedita immersione nel mondo e nei meccanismi della “lingua dei faraoni”. Sistema di scrittura tra i più arcaici, tradotto e decifrato attraverso complesse operazioni manuali, i geroglifici saranno i veri protagonisti del tragitto di visita, con oltre duecentoquaranta reperti presi in prestito da numerose istituzioni e collezioni internazionali. LA STELE DI ROSETTA Eppure, nonostante l'ampia presenza di oggetti provenienti da tutto il mondo, il fulcro della rassegna (ospitata fino al 19 febbraio presso la Sainsbury Exhibitions Gallery) sarà la “padrona di casa”: la Stele di Rosetta, “regina” della collezione del British Museum (nel quale soggiorna dal 1802). Noto come il reperto più antico e ammirato dell'istituzione londinese, il grande masso di colore scuro sarà il fil rouge dell'intera narrazione, guidando il pubblico all'interno della sua rocambolesca storia, e invitando a scoprire le tracce di coloro che, prima e dopo il suo ritrovamento, contribuirono alla comprensione degli antichi segni. IL PERCORSO ESPOSITIVO A LONDRA Tra i molti oggetti esposti ci saranno infatti reperti appartenuti al medico inglese Thomas Young, ai molti archeologi e viaggiatori arabi che già durante il Medioevo si interessarono al sistema di scrittura, fino al lavoro decisivo dell’egittologo francese Jean-François Champollion (che proprio nel 1822 decifrò e diede un valore fonetico ai geroglifici, annunciando il risultato dei suoi studi presso l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres di Parigi). Un viaggio nel tempo arricchito da ulteriori testimonianze d'inestimabile valore, fra le quali sarcofagi, papiri (su tutti il foglio originale lungo quattro metri del Libro dei morti, risalente a oltre tremila anni fa) e strumenti digitali per avvicinare al tema anche i meno esperti. [Immagine in apertura: Hieroglyphs exhibition: Temple lintel of King Amenemhat III, Hawara, Egypt, 12th Dynasty, 1855-08 BC. © The Trustees of the British Museum]
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