A quattro anni dalla sua scomparsa, Pesaro 2024 rende omaggio a uno dei maggiori protagonista della scena artistica della seconda metà del Novecento: Mario Logli. Con i suoi paesaggi marchigiani (da Urbino alla costa adriatica), l’artista unisce bellezza rinascimentale e stupore metafisico.

Tra i pittori più affermati del panorama artistico italiano a cavallo tra il Novecento e il nuovo secolo, Mario Logli viene ricordato, a quattro anni dalla scomparsa, con una monografica nella città di Pesaro, Capitale italiana della Cultura 2024.  Nato nel 1933 a Urbino, l’artista trascorse gran parte della sua vita nella città adriatica, il cui paesaggio marittimo ritorna spesso nella propria personalissima iconografia, in bilico tra il Surrealismo e la raffinatezza rinascimentale urbinate. “Con la sua pittura”, commentano i curatori della mostra Anna Maria Ambrosini Massari e Mattia Giancarli, “Logli ha saputo custodire le tradizioni e i costumi della sua terra d’origine e, parallelamente, interpretare con personalità ed energia le sfide più complesse della sua contemporaneità, fino a questioni – come quella ecologica e della tutela del patrimonio culturale – da lui affrontate in anticipo rispetto ai tempi”.LA PERSONALE DI MARIO LOGLI A PESARO Mario Logli. Custode della bellezza è visitabile fino al 7 aprile al Palazzo Mosca di Pesaro. La rassegna rappresenta un'occasione unica per osservare le opere del maestro – alcune delle quali inedite, provenienti dalla collezione della famiglia Logli e dal deposito dell’ateneo di Urbino – in relazione ai suoi modelli di riferimento, tra cui René Magritte, Giorgio de Chirico e Osvaldo Licini.  “Articolata in tre sezioni, la mostra intende raccontare i temi cui Mario Logli si è dedicato durante tutta la vita e che, attraverso i suoi soggetti così magnetici e oniricamente evocativi, lo hanno reso custode della storia secolare e, insieme, visionario interprete di argomenti di stringente attualità”, proseguono i curatori.IL SURREALISMO DI MARIO LOGLI Nella prima sezione del percorso espositivo, il pittore si confronta con la sua stessa biografia, in particolare con il ricordo della sua infanzia, raffigurando i giocattoli di quando era bambino. Il secondo capitolo vede protagonista l’ecologia, un tema caro all’artista fin dagli anni Settanta, quando le sue tele si riempiono di Invasori, entità robotiche che simboleggiano l’inquinamento. Il tragitto di visita si conclude, infine, con un focus sulla caratteristica più peculiare della produzione di Logli, ovvero la volontà di “custodire la bellezza”, espressa nelle Isole volanti di stampo surrealista, che lo avvicinano al maestro Mario Giacomelli (al confronto tra i due è anche dedicata la seconda parte della sezione conclusiva).
PUBBLICITÀ