Sino al prossimo 30 aprile, il Museo del Tessuto di Prato attinge dalle sue preziose collezioni per ripercorrere la storia del design tessile dalla fine del Settecento alla metà del Novecento. 

Sono oltre 100 gli oggetti, tra abiti maschili e femminili, tessuti, figurini, accessori e libri campionario, selezionati per la mostra Due secoli di Textile e Fashion Design organizzata dal Museo del Tessuto di Prato e allestita all’interno della Sala dei Tessuti Antichi. Obiettivo dell’esposizione, aperta fino al 30 aprile 2023, è quello illustrare le trasformazioni del design tessile e della moda avvenute dalla fine del Settecento alla metà del Novecento.IL DESIGN TESSILE FRA TRADIZIONE E MODERNITÀ Allestito in ordine cronologico, attraverso manufatti (alcuni dei quali inediti o recentemente restaurati) provenienti dalle collezioni del museo toscano, a eccezione del raro esempio di abito da giorno femminile datato 1820-25 dell’archivio di Massimo Cantini Parrini, il percorso espositivo accende i riflettori su personalità del calibro di William Morris, Mariano Fortuny, Raoul Dufy, Gio Ponti, Lucio Fontana, Elsa Schiaparelli e Maria Monaci Gallenga. Grandi interpreti della moda e dell'arte che hanno lasciato un’importante traccia nella storia del design tessile operando in un arco temporale in cui le arti applicate stavano affrontando il delicato ma necessario passaggio fra tradizione e modernità, fra unicità sartoriale del prodotto artistico e replicabilità del prodotto seriale.LA MOSTRA AL MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO La mostra, quindi, permette di apprezzare linguaggi e stili differenti: si va dalla fondamentale pratica artistica, nel XIX secolo, del designer William Morris e del laboratorio londinese di progettazione tessile Silver Studio ai grandi nomi della moda francese all’avvento, sempre in Francia, dei Grandi Magazzini. A rappresentare il Novecento troviamo i tessuti di Mariano Fortuny e gli abiti dai tagli sartoriali di Maria Monaci Gallenga; l’esperienza tutta italiana, tra architettura e industrial design, dell’architetto Gio Ponti; il clima di austerità pre-guerra degli anni Quaranta, che porta a privilegiare il riuso del tessuto e il risparmio della stoffa destinata alle confezioni e, infine, il generale rinnovamento dei processi industriali del design nel dopoguerra che, grazie a eventi come la Triennale di Milano, riesce a far incontrare il mondo dei filati e dei tessuti con i nomi più autorevoli dell’arte quali Lucio Fontana, Pomodoro e numerosi autori della corrente astrattista. [Immagine in apertura: Abito da giorno, Stati Uniti (confezione), 1820-1825. Tela di cotone stampata. Archivio Massimo Cantini Parrini]
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