È una mostra senza precedenti per gli Stati Uniti quella in apertura il prossimo 17 settembre al MoMA di New York: dedicata alle connessioni tra architettura e movimento ambientalista, analizzerà sei decenni di pratica e pensiero architettonico attraverso oltre 150 opere.

Può esistere una forma di equilibrio nella (difficile) relazione tra l’ambiente costruito e il contesto naturale? A differenza di quanto (forse) si possa ritenere, la questione ambientale è già da decenni al centro della disciplina architettonica. In particolare a tale tema – una delle urgenze della nostra epoca – alcuni progettisti, considerati i pionieri della "green architecture", hanno da tempo iniziato a destinare energie e attenzione. Ad analizzare come mai prima d'ora legame tra le tematiche ambientali ed ecologiche e la sfera architettonica è la nuova mostra allestita del MoMA - Museum of Modern Art di New York. Intitolata Emerging Ecologies: Architecture and the Rise of Environmentalism e visitabile dal prossimo 17 settembre al 20 gennaio 2024, ricostruisce le connessioni tra il movimento ambientalista e la progettazione, con una selezione di oltre 150 opere, inclusi modelli, schizzi, diagrammi e fotografie. L'ARCHITETTURA GREEN IN MOSTRA A NEW YORK La rassegna, che esamina sei decenni di progetti, fa luce sui progettisti che fra i primi si sono avvicinati ai temi della sostenibilità ambientale, come Frank Lloyd Wright, James Wines, Richard Buckminster Fuller, Beverly Willis ed Emilio Ambasz. Proprio all'architetto argentino è intitolato l'istituto per lo studio congiunto dell'ambiente costruito e naturale (Emilio Ambasz Institute for the Joint Study of the Built and Natural Environment), nato in seno al MoMA nel 2020 e oggi tra i promotori della mostra. Obiettivo di questo soggetto è promuovere una riconciliazione tra progettazione e natura e la comprensione della loro interazione, seguendo il pensiero dello stesso Ambasz: “Ogni edificio è un'intrusione nel regno vegetale ed è una sfida alla natura: dobbiamo ideare un'architettura che si ponga come l'incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruzione, progettando edifici così intrinsecamente connessi all'ambiente circostante che non sono in grado di districarsi gli uni dagli altri”. Nel percorso di Emerging Ecologies è dunque inclusa una registrazione in cui Ambasz condivide una serie di pensieri sul rapporto tra uomo e natura, accompagnando il visitatore verso una riflessione sul ruolo dell'architettura nel mitigare i cambiamenti climatici. Ad affiancarlo anche alcuni pensatori e architetti contemporanei, a partire da Jeanne Gang. ARCHITETTURA E AMBIENTALISMO AL MOMA Tra le opere esposte al MoMA si segnalano diversi materiali d'archivio, come poster, volantini, video e articoli dedicati a particolari progetti innovativi che hanno prefigurato l'ascesa della sensibilità ambientale e anticipato la trattazione di temi come l'inquinamento, l'esaurimento delle risorse naturali e la tutela della biodiversità. L'asse temporale preso in esame si estende dagli anni Trenta agli anni Novanta del Novecento, mettendo in evidenza i diversi approcci proposti dagli architetti alle diverse latitudini. Nelle cinque aree tematiche di Emerging Ecologies: Architecture and the Rise of Environmentalism – Environment as Information; Environmental Enclosures; Multispecies Design; Counterculture Experiments; Green Poetics – non mancano i "casi eccellenti". Si va dalla celeberrima Casa sulla cascata (1934– 37) di Frank Lloyd Wright, costruita prima dell’avvento dell’ambientalismo e considerata un'ispirazione nella ricerca di una possibile "sintonia" con la natura, alla più recente Fukuoka Prefectural International Hall (1990) di Emilio Ambasz, con le sue le iconiche terrazze verdi estese su un'intera facciata. [Immagine in apertura: Emilio Ambasz (Argentine, born 1943). Prefectural International Hall, Fukuoka, Japan. 1990. Aerial view. 1990. Collection Emilio Ambasz. Photograph: Hiromi Watanabe]
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