Le icone fotografiche di Steve McCurry in mostra a Conegliano
FOTOGRAFIA
Inaugura oggi, 6 ottobre, al Palazzo Sarcinelli di Conegliano, la grande mostra dedicata al fotografo di fama mondiale Steve McCurry. Fra le numerose opere esposte, fino al 13 febbraio, c'è anche l’iconico ritratto della giovane ragazza afghana.
Conosciuto soprattutto per il forte magnetismo delle sue fotografie, Steve McCurry è sempre riuscito a immortalare i propri soggetti calandoli in una storia più ampia, che chiama in causa le loro radici. Riunendo alcuni dei progetti più iconici del grande fotografo statunitense, il Palazzo Sarcinelli di Conegliano (in provincia di Treviso) inaugura oggi, 6 ottobre, una nuova mostra a lui dedicata.
LA MOSTRA DI STEVE MCCURRY A CONEGLIANO
Curata da Biba Giacchetti, Steve McCurry. Icons presenta un corpus di oltre 100 fotografie che ripercorrono le tappe più importanti della quarantennale carriera di McCurry: un viaggio nella poetica del fotoreporter per evidenziarne gli aspetti più intimi e umani. Dai drammatici scatti realizzati in Afghanistan nel 1992 fino ai suggestivi ritratti di un Paese estremamente variegato come l’India, la rassegna individua i punti nevralgici della geografia fotografica dell'autore. Un’esplorazione continua, quella di McCurry, che trova proprio in Oriente una inesauribile fonte di ispirazione, come testimoniano il ciclo di fotografie dedicate alla stagione dei monsoni o quelle che rimandano al Buddhismo. Scatti nei quali compaiono il complesso monumentale di Angkor, in Cambogia, o la Roccia d’oro di Myanmar, in Birmania, sono soltanto alcuni degli esempi più evidenti di un chiaro interesse verso lo spiritualismo di matrice orientale. La mostra, visitabile fino al prossimo 13 febbraio, offrirà inoltre la possibilità di effettuare ulteriori incursioni visive in terre lontane come lo Yemen, il Giappone, lo Sri Lanka e Papua Nuova Guinea.
LA RAGAZZA AFGHANA
Fra le varie “icone” presenti in mostra non poteva mancare il celeberrimo ritratto di Sharbat Gula, meglio nota come “la ragazza afghana”: uno scatto entrato di diritto sia nella storia della fotografia contemporanea sia nell’immaginario collettivo. Realizzata nel 1984 in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan, l’immagine ritrae il volto di una giovane donna dai cui occhi trapelano tutta la durezza e la disillusione di chi si è ritrovato ad affrontare situazioni cariche di disperazione. Pubblicata come copertina del National Geographic nel 1985, la fotografia è diventata, nel corso del tempo, il soggetto principale di numerose campagne di solidarietà.
Rimasta “senza nome” per circa 15 anni, soltanto nel 2002 è stato possibile scoprire la vera identità della donna, quando McCurry si recò nuovamente a Peshawar con l’intenzione di guardarsi riflesso, ancora una volta, in quegli stessi occhi. Estremamente riconoscente verso Sharbat Gula, Steve McCurry ha successivamente provveduto ad aiutare lei e il marito in modi diversi, fornendo – per esempio – a entrambi i mezzi necessari per compiere un pellegrinaggio verso la Mecca. Come ricorda lo stesso autore: “Era il sogno più importante della loro vita e senza quella foto non si sarebbe mai realizzato. È stato bello poterle rendere almeno in parte ciò che le dovevo”.[Immagine in apertura: Sharbat Gula, Peshawar, Pakistan, 1984 © Steve McCurry]