Al Mudec di Milano una mostra ripercorre la storia di una forma d’arte dalle origini antiche, nata oltre 5mila anni fa: il tatuaggio. Attraverso video, disegni, fotografie, oggetti e stampe, il percorso espositivo punta a far luce sul valore antropologico e socioculturale della decorazione permanente del corpo nel corso dei secoli, in particolare nell’area del Mediterraneo.

Quella del tatuaggio è una delle forme d’arte che più legano il corpo al disegno, e quindi l’uomo al simbolo: da qui, il suo potere e la sua rilevanza antropologica. Non è un caso se, da oltre cinquemila anni, l’uomo imprime sulla propria pelle dei disegni indelebili per esprimere la propria identità individuale o la propria appartenenza a un gruppo. Un’ampia retrospettiva al Mudec di Milano ripercorre questa lunga storia attraverso le numerose culture che hanno adottato questa tradizione, dall’antichità fino all’epoca contemporanea.LA MOSTRA SUL TATUAGGIO AL MUDECVisitabile fino al 28 luglio, la mostra Tatuaggio. Storie dal Mediterraneo accende i riflettori sulla decorazione permanente del corpo umano, una delle forme espressive più antiche di tutti i tempi. Caratterizzano il percorso espositivo riproduzioni, video, disegni, fotografie, oggetti, stampe provenienti da numerosi musei italiani: con un preciso taglio antropologico, la rassegna – a cura di Luisa Gnecchi Ruscone e Guido Guerzoni, con la collaborazione di Jurate Francesca Piacenti – riunisce una ricca documentazione in grado di ripercorrere le più importanti tappe della tradizione del tatuaggio così come si è sviluppata nei territori che affacciano sul bacino del mediterraneo.UNA STORIA LUNGA 5MILA ANNISebbene tra il XIX e il XX secolo sia stata associata ai carcerati, dando vita a un duraturo pregiudizio, quella del tatuaggio è una tradizione ben più arcaica, che si evolve di pari passo con le culture, le abitudini sociali, i cliché e i tabù di una comunità. Prevenire e curare malattie, dichiarare il proprio rango e la propria appartenenza spirituale: le motivazioni che hanno spinto l’uomo a tatuarsi nel corso dei secoli – nonostante sia sempre stata una pratica notoriamente proibita sia dalla Chiesa che dal Corano – sono le più svariate. E il percorso espositivo, realizzato appositamente dallo studio d’architettura milanese Dotdotdot, punta a restituire proprio questa evoluzione, con un allestimento scenografico multimediale e interattivo.[Immagine in apertura: ritratto di Venitucci Giovanni, Post 1914. Stampa al carbone. Courtesy Archivio storico del Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso», Università di Torino]
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