Fino al 6 gennaio 2025, Palazzo della Ragione a Padova ospita una monumentale installazione site-specific firmata da Yoko Ono: 100 bare di diverse dimensioni da cui, come simbolo di pace e rinascita, crescono degli ulivi.

Con i suoi 93 anni, Yoko Ono è tutt'oggi una delle artiste e performer più audaci e influenti del nostro tempo, nonché ex-membro di spicco del gruppo Fluxus, fondato da George Mačiūnas negli anni Sessanta. Dopo la grande retrospettiva alla Tate Modern di Londra, l’artista viene accolta a Padova, nella suggestiva cornice del Palazzo della Ragione (patrimonio dell’UNESCO dal 2021), fino al 6 gennaio 2025.UN TRIBUTO ALLA PACE FIRMATO DA YOKO ONOÈ qui che Yoko Ono presenta l'iconica installazione site-specific concepita nel 1997 ed esposta, a partire da quell’anno, in numerosi musei del mondo. Con il titolo Ex It (un gioco di parole che fa riferimento alla morte come un passaggio che porta alla rinascita), il progetto espositivo – nato da un’idea di Paolo De Grandis e curato da Jon Hendricks – si compone di cento bare di legno di diverse dimensioni, da cui crescono degli ulivi come metafora della resilienza della vita e della vitalità della natura. Il messaggio di pace, che l’artista diffonde fin dai tempi del conflitto in Vietnam (si pensi allo storico happening War is Over, in cui tappezzò la città di New York con poster che festeggiavano la fine della guerra, ancora in atto, il 15 dicembre del 1969), sembra oggi più attuale che mai.L’INSTALLAZIONE DI YOKO ONO A PADOVAMa perché la scelta di proporre l'opera proprio nella città veneta, e perché proprio negli spazi del Palazzo della Ragione? “Ebbi l'occasione di visitare Padova, in Italia. Mi accompagnarono in un antico palazzo in pietra”, ha raccontato la stessa Yoko Ono, “costruito molti secoli fa: Palazzo della Ragione, edificato nel 1218. Senza darmi spiegazioni, un uomo mi fece salire al secondo piano. Davanti a me si apriva un enorme spazio, simile a una sala da ballo. Improvvisamente, nella mia visione, scorsi molte persone allineate in fila nella stanza”. È proprio qui, infatti, che l’artista concepisce l’installazione: ”è così che è nata quest'opera. È la memoria di ogni razza, di ogni Paese. È la memoria del genocidio: il dolore, l'orrore e la salvezza. I morti volevano che ricordassimo, credo. Le nostre lacrime aiuteranno a guarire la memoria”, ha concluso Yoko Ono.[Immagine in apertura: photo Irene Fanizza]
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