Dopo la presentazione nella sede di Amsterdam, il Rijksmuseum porta la mostra sulla schiavitù nel quartier generale delle Nazioni Unite a New York. Un progetto che guarda al passato, ma anche e soprattutto alle forme di colonialismo che esistono nel nostro tempo.

Quanti modi ci sono per fare i conti con la propria storia? Come indurre le nuove generazioni a riconoscere gli errori del passato, facendo in modo che gli eventi più tragici della narrazione collettiva non si ripetano mai più? Risponde a queste domande la mostra Slavery. Ten True Stories of Dutch Colonial Slavery, il progetto espositivo in corso fino al prossimo 30 marzo presso la sede newyorkese delle Nazioni Unite. Allestita negli ambiente della lobby dell'edificio quartier generale dell'ONU, la rassegna affronta il tema della schiavitù, approfondendo le storie di uomini e donne strappati dalle loro terre e dalle loro comunità a causa del colonialismo. RACCONTARE LA SCHIAVITÙ Già presentata nel 2021 nelle sale del Rijksmuseum di Amsterdam, il prestigioso museo nazionale dedito alle arti e alla storia dei Paesi Bassi, la mostra è la prima di questo genere interamente dedicata all'argomento. E non è un caso che a essere scelto come sede del percorso espositivo sia proprio il “palazzo di vetro” che ospita gli uffici dell'organizzazione nata per promuovere la pace e la sicurezza internazionale. Obiettivo del progetto è infatti sì affrontare quanto avvenuto in passato, nella fattispecie prendendo ad esempio il ruolo dei Paesi Bassi nella deportazione di esseri umani dall'Africa e dal Sudamerica, ma anche e soprattutto invitare i visitatori (centinaia di politici e diplomatici che ogni giorno attraversano l'edificio) a riconoscere gli errori di ieri, schierandosi contro il razzismo e contro le forme di colonialismo ancora presenti. LE ALTRE TAPPE DEL PROGETTO Così come già nella prima tappa olandese, la mostra (che è stata accompagnata nel corso delle settimane di apertura da un panel di discussioni e incontri sul tema) si sofferma in particolare su dieci storie realmente accadute: si tratta di vicende di donne e uomini che hanno vissuto in prima persona le ingiustizie della schiavitù, resistendo e opponendosi guidati dal desiderio di libertà. Le esperienze di queste persone, raccontate con una serie di fotografie e testi impressi su pannelli, sono collocate intorno a un unico oggetto che si staglia al centro della sala: uno strumento di coercizione in legno, usato nell'Ottocento dai coloni olandesi per impedire agli schiavi di fuggire. Incluso nel più ampio United Nations Outreach Programme on the Transatlantic Slave Trade and Slavery, il progetto espositivo continuerà il suo viaggio in giro per il mondo, toccando altre sedi delle Nazioni Unite, fino al 31 dicembre 2024. [Immagine in apertura: Rijksmuseum Slavery Exhibition at the UN Headquarters, 27 Feb-30 March 2023. Photo Richard Koek]
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