Sospeso più volte a causa della pandemia, il restauro della “Pietà” di Michelangelo conservata al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze si è finalmente concluso. Tante le scoperte emerse nel corso dell'intervento, che ha restituito al mondo il capolavoro del Buonarroti in tutta la sua bellezza.

Una delle opere più rappresentative della tradizione rinascimentale italiana torna alla ribalta con un nuovo look. È la celeberrima Pietà di Michelangelo Buonarroti custodita presso il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze: una delle tre sculture realizzate dal grande artista e dedicate al tema della morte di Cristo. Anche nota come Pietà Bandini, l'opera – scolpita tra il 1547 e il 1555, quando il maestro aveva circa settantacinque anni – è stata recentemente oggetto di un lungo restauro: un intervento di pulitura iniziato nel novembre 2019, più volte sospeso durante la pandemia, e finalmente concluso grazie al lavoro della restauratrice Paola Rosa. Condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, e con la collaborazione di Emanuela Peiretti e della squadra di professionisti, il restauro è stato avviato con l'intento di restituire al pubblico il capolavoro in tutta la sua bellezza, liberato dai depositi superficiali che nel corso dei secoli ne avevano compromesso la leggibilità e la cromia. IL RESTAURO DELLA PIETÀ DI MICHELANGELO Preceduto da un'ampia campagna diagnostica, l'intervento è il primo vero restauro della Pietà fiorentina nei suoi oltre 470 anni di vita (escludendo quello eseguito poco dopo la morte dell'artista da Tiberio Calcagni). Un primato notevole, sufficiente a rendere l'idea della difficoltà dell'intera operazione. Oltre alla rimozione dei depositi di polvere, gesso e cere accumulati sullo strano esterno del marmo durante i vari traslochi, l'operazione ha permesso di comprendere nuovi dettagli sulla complessa storia dell'opera, sulle fasi di lavorazione e sulla tecnica utilizzata. Caratterizzata dalla presenza di quattro figure – tra le quali l'anziano Nicodemo, al quale Michelangelo diede il suo volto –, la scultura fu “estratta” da un blocco di marmo alto più di due metri e pesante circa 2700 chilogrammi, proveniente dalle cave di Seravezza (in provincia di Lucca) e non di Carrara, come ritenuto fino a oggi. Un marmo, peraltro, difettoso, a causa delle numerose microfratture che resero la lavorazione assai tormentata. DOVE VEDERE LA SCULTURA Riportata alla luce in tutta la sua bellezza, la Pietà Bandini resterà ora visibile al pubblico in un modo unico e irripetibile. Per i prossimi sei mesi (fino al 30 marzo 2022) l’Opera di Santa Maria del Fiore ha infatti deciso di lasciare il cantiere “aperto” ai visitatori. Un'occasione straordinaria per ammirare da vicino uno dei capolavori indiscussi del Buonarroti. “L’Opera di Santa Maria del Fiore è un’istituzione fondata nel 1296 per sovrintendere alla costruzione della cattedrale e del suo campanile, e ha come compito principale quello di conservare il complesso monumentale del Duomo di Firenze”, ha dichiarato Luca Bagnoli, presidente dell'Opera di Santa Maria del Fiore. “Per questo la conservazione e il restauro del nostro patrimonio storico-artistico sono la ragion d’essere di questa istituzione. Da oggi possiamo aggiungere all’elenco, con grande orgoglio, il restauro della Pietà di Michelangelo, uno dei massimi capolavori di questo artista unico al mondo”. [Immagine in apertura: Pietà di Michelangelo dopo il restauro. Museo dell’Opera del Duomo, Firenze. Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, photo Claudio Giovannini]
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