Si trova a Pisa il museo a cielo aperto dedicato all’arte urbana più esteso d’Italia. Dal centro storico al quartiere di Porta a Mare, ogni angolo della città è “invaso” dai colori di una nuova generazione di artisti nazionali e internazionali: dallo statunitense Gaia al brasiliano Eduardo Kobra.

Da ormai diversi anni Pisa rivolge particolare attenzione al potenziale rigenerativo dell’arte urbana. Non a caso, è nella città toscana che si trova Tuttomondo, l’ultimo murale eseguito dal grande Keith Haring, ed è qui che l’associazione Start Attitude si impegna da tempo nel coinvolgere i giovani street artist nella realizzazione di opere urbane disseminate per tutta l’area urbana, dal centro storico alla Darsena, fino al quartiere di Porta a Mare. IL MUSEO DI STREET ART A CIELO APERTO DI PISAIl progetto prende avvio nel 2017, e vede come proprio epicentro il quartiere di Porta a Mare: ospite d’onore di questa prima edizione è l'artista statunitense Gaia, che realizza un’opera di grandi dimensioni sulle pareti esterne dell’azienda Saint Gobain. Negli anni successivi, sotto l’egida del curatore Gian Guido Grassi, arrivano a Pisa artisti di notevole spessore – tra cui spicca, nel 2023, il brasiliano Eduardo Kobra, uno gli street artist più famosi al mondo –, che non solo si riversano tra le strade, ma approdano anche all’interno dello spazio museale di Palazzo Blu. Pisa diventa così il più esteso museo a cielo aperto dedicato all’arte urbana in Italia: parliamo di oltre quattromila metri quadrati di superfici dipinte, quindici autori e venticinque opere permanenti diffuse per la città. L’ITINERARIO DI STREET ART TRA LE STRADE DI PISA“Quando abbiamo immaginato di portare l’urban art a Porta a Mare”, spiega il curatore Gian Guido Grassi, “il quartiere era un po' titubante, temeva che questa forma d'arte potesse non appartenergli. Questo è un quartiere ricco di storia, in cui ancora si vive l'autenticità di Pisa, dove ancora si respira il suo spirito di Repubblica Marinara, dove si costruiscono le barche; è il quartiere del canale dei Navicelli, del bombardamento dell'agosto 1943, delle rivolte del '68, delle fabbriche e della Saint Gobain. Ogni muro racconta un pezzetto di questa storia: gli artisti hanno saputo attingere da questi passaggi per tradurli in valori universali. La comunità ha infine sposato questo progetto, ritrovando la propria identità in questo museo diffuso”.[Immagine in apertura: foto di Carlo Regoli]
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