Nella cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, fino al 30 giugno prossimo, sarà esposto "Il Quarto Stato", riconosciuto capolavoro di Pellizza da Volpedo. L'opera, fra le più iconiche della pittura italiana a cavallo tra Otto e Novecento, è stata concessa in prestito dal Museo del Novecento di Milano.

Si consolida, con un nuovo progetto nel segno dell'arte, la relazione fra Firenze e Milano. Dopo la recente collaborazione in occasione della mostra dedicata alle Tre Pietà michelangiolesche, visitabile fino al 1° agosto 2022 al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, le due città hanno infatti promosso un'iniziativa in concomitanza con la Festa Internazionale dei Lavoratori. Eccezionalmente, e solo fino al 30 giugno 2022, nello scenografico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio resterà esposto il monumentale dipinto Il Quarto Stato, capolavoro di Pellizza da Volpedo in prestito dal Museo del Novecento di Milano. IL CAPOLAVORO DI PELLIZZA DA VOLPEDO A FIRENZE "La marcia silenziosa e compatta dei braccianti del Quarto Stato è più contemporanea e attuale che mai. In un periodo di grande incertezza e difficoltà come quello che stiamo vivendo, il capolavoro di Pellizza da Volpedo ci ricorda che il lavoro è motore sociale insostituibile, strumento di libertà e indipendenza non solo economica, ma anche identitaria e personale di ogni individuo", ha dichiarato il sindaco di Milano, Beppe Sala, sottolineando lo speciale legame fra l'opera in questione e la città da lui amministrata. Il quadro fu infatti "acquistato dai cittadini nel 1920, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara" e prima di trovare la propria collocazione definitiva nel Museo del Novecento, è stato conservato anche a Palazzo Marino, sede dell'amministrazione meneghina. Per il primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, "la marcia dei braccianti di Pellizza da Volpedo che chiedono pane e dignità porta con sé non solo il valore culturale ma diventa un evento, una performance che avrà una risonanza che va al di là dei valori artistici ed espressivi propriamente detti contenuti nella tela: il Quarto Stato diventa così un messaggio che commistiona l’arte con gli ambiti sociali, economici e lavorativi e che sarà corredato da altri appuntamenti di approfondimento su questi temi". LA STORIA E IL SIGNIFICATO DEL QUARTO STATO  Allievo di Giovanni Fattori all'Accademia di Belle Arti di Firenze, Giuseppe Pellizza da Volpedo sperimentò proprio nel capoluogo toscano la tecnica divisionista, dando prova delle competenze acquisite in lavori come Il Sole, Prato fiorito, Il Morticino. Lunga fu la gestazione dell'iconico Il Quarto Stato, la cui esecuzione venne preceduta da bozzetti, studi e variazioni compositive: un iter necessario all'artista per raggiungere il risultato di grande potenza visiva e simbolica che contraddistingue l'opera. Il suo debutto pubblico coincise con l’Esposizione internazionale di arte decorativa moderna di Torino, nel 1902; all'iniziale delusione dell’artista, dovuta alla mancata acquisizione regia, seguì una fase di altro tenore. Prima del percorso che lo rese parte del patrimonio del Comune di Milano, Il Quarto Stato fece infatti parlare di sé in varie circostanze "sociali", fra cui gli scioperi operai dopo la vittoria dei socialisti radicali alle elezioni politiche del 1919. Nel corso dei decenni, il grande olio su tela è entrato a pieno titolo nell'immaginario collettivo nazionale come "rappresentazione dell'aspirazione di ogni lavoratore a una vita dignitosa e più giusta", nelle parole dell'assessore alla cultura di Milano, Tommaso Sacchi.  [Immagine in apertura: Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1898-1902, olio su tela (cm 283x550), Foto Carrà. Museo del Novecento, Milano "Copyright Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati"]
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