Una recente campagna di ricerca subacquea, condotta con mezzi e strumenti avanzati dall’Università di Venezia in collaborazione con Fondazione Azionemare, ha portato alla luce tre relitti di navi antiche sui fondali del Mar Tirreno. Questi ritrovamenti offrono nuove informazioni sulle rotte commerciali e sulla vita quotidiana delle civiltà greca e romana.

Tre incredibili relitti navali in ottimo stato di conservazione, databili fra il VI e il I secolo a.C., completi del loro carico prezioso: è questo il risultato delle recenti indagini condotte sul fondale del mare di Toscana da un team di studiosi italiani, grazie all’ausilio di robot abissali comandati a distanza. Le tre navi, situate a diverse profondità, contengono un'ampia varietà di reperti archeologici, tra cui anfore, ceramiche e altri manufatti risalenti a diverse epoche storiche: la loro scoperta contribuisce a far luce sulle attività e gli scambi che interessavano quest’area del Mar Tirreno in età greco-romana. L’eccezionale ritrovamento è il frutto di un progetto di ricerca coordinato dall’Università Ca' Foscari di Venezia per studiare e preservare i reperti individuati in passato dal team di Fondazione Azionemare.I RELITTI ANTICHI SUL FONDO DEL MAR TIRRENOLa prima nave, naufragata tra il II e il I secolo a.C., è situata a circa 600 metri di profondità, tra l’Isola d’Elba e Pianosa: grazie all’uso di due ROV (veicoli comandati a distanza) subacquei, i ricercatori hanno potuto recuperare diversi campioni del carico, tra cui una tegola e un’anfora di età romana, ancora perfettamente custodite nella stiva dell’imbarcazione. I reperti saranno ora oggetto di studi approfonditi da parte degli archeologi.Gli altri due relitti si trovano invece più a nord, sui fondali del mare che separa l’Isola di Gorgona e Capo Corso, in Corsica. Poste rispettivamente a 400 e 600 metri di profondità, le navi si trovano in condizioni di conservazione molto diverse, a causa del differente impatto delle reti a strascico sugli scafi e sui loro carichi. Le antiche imbarcazioni sono state mappate digitalmente, grazie all’uso di appositi software che hanno permesso di creare un modello tridimensionale degli scafi e dei carichi; i ricercatori hanno poi fatto ricorso a robot abissali, comandati da remoto e dotati di braccio meccanico, per visionare i relitti e prelevare alcuni reperti.IL PROGETTO DI RICERCA CONDOTTO DALL’UNIVERSITÀ DI VENEZIA E AZIONEMARELa campagna di indagini sottomarine nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari, rappresentato dal professor Carlo Beltrame e dalla dott.ssa Elisa Costa, e Fondazione Azionemare, guidata dall’ing. Guido Gay, un’organizzazione svizzera senza scopo di lucro impegnata da anni nell’esplorazione dei fondali marini. L’ambiziosa iniziativa, svolta sotto la supervisione delle soprintendenze competenti a livello locale, mira a prelevare, studiare e preservare i reperti antichi, coinvolgendo un team multidisciplinare composto da archeologi, storici, scienziati e tecnici specializzati in tecnologie subacquee. L’obiettivo del team di studiosi è quello di promuovere una maggiore consapevolezza sul ricco patrimonio storico e culturale del Mar Mediterraneo.[Immagine in apertura: Dolium e Anfore Dressel. Photo © Guido Guy]
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